Accordi per il graduale rilascio degli ostaggi  in cambio a una tregua temporanea tra Israele e Hamas

Israele

di Marina Gersony

Segnali di progresso e di cauto ottimismo per il graduale rilascio degli oltre 100 ostaggi detenuti da Hamas, in cambio della cessazione dell’offensiva militare israeliana per circa due mesi: l’accordo potrebbe essere siglato nelle prossime due settimane, trasformando il conflitto in corso nella regione. La tensione attuale è elevata, ma la speranza di un’intesa fra le parti rimane alta.

 

Proprio ieri, durante la commemorazione del Giorno della Memoria in tutto il mondo, a Tel Aviv le toccanti testimonianze dei sopravvissuti hanno permeato l’atmosfera. Nel corso del 16º raduno settimanale in piazza accanto al Museo d’Arte, i traumi della Shoah e la drammatica situazione attuale hanno trasformato l’evento in un palcoscenico carico di emozioni. I manifestanti hanno richiesto a gran voce il ritorno degli ostaggi rapiti da Israele a Gaza il 7 ottobre. Il malcontento verso il Governo, incapace di assicurare il rilascio, ha riportato alla mente i dolorosi ricordi dell’Olocausto, accentuando il senso di sofferenza e sgomento che pervade le vite degli israeliani ed ebrei in tutto il mondo.

 

Secondo il New York Times, i negoziatori, guidati dagli americani, hanno sviluppato una bozza scritta di accordo che unisce le proposte di Israele e Hamas degli ultimi 10 giorni in un quadro di base. Nonostante siano ancora presenti importanti disaccordi da risolvere, i negoziatori sono cautamente ottimisti sulla possibilità di raggiungere un accordo finale, come riferito da funzionari statunitensi che hanno richiesto l’anonimato per discutere i delicati colloqui.

Il piano, confermato anche da Apnews, prevede due fasi. Nella prima, i combattimenti si fermerebbero per permettere il rilascio da parte di Hamas di donne, anziani e ostaggi feriti. Israele e Hamas mirerebbero poi a definire i dettagli durante i primi 30 giorni di pausa per la seconda fase, in cui soldati e civili israeliani verrebbero rilasciati. L’accordo emergente include la richiesta che Israele conceda maggiori aiuti umanitari a Gaza. Sebbene l’accordo proposto non ponga fine alla guerra, i funzionari statunitensi sperano che possa gettare le basi per una soluzione duratura del conflitto.

Sempre secondo quanto riportato dal NYT, il presidente Biden ha tenuto separate conversazioni telefoniche venerdì con i leader di Egitto e Qatar, che fungono da mediatori con Hamas, per ridurre le differenze rimanenti dell’accordo. Il direttore della CIA, William J. Burns, è stato inviato a Parigi per colloqui domenicali con funzionari israeliani, egiziani e qatarioti. Se i progressi di Burns saranno sufficienti, potrebbe essere inviato il coordinatore per il Medio Oriente, Brett McGurk, nella regione per assistere nella finalizzazione dell’accordo.

 

Entrambi i leader di Egitto e Qatar hanno sottolineato l’importanza di un accordo sugli ostaggi per stabilire una pausa umanitaria prolungata nei combattimenti e garantire l’arrivo di ulteriore assistenza umanitaria a Gaza. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha ribadito a sua volta l’impegno per il rilascio degli ostaggi, con 110 già restituiti su un totale di 240 sequestrati da Hamas il 7 ottobre.

 

Gli ostaggi sono tenuti prigionieri dal 7 ottobre, quando si è verificato il peggior attacco terroristico della storia di Israele, seguito da una azione militare tesa allo smantellamento della capacità offensiva di Hamas. Minaccia che si è rivelata più strutturata e grave del previsto, grazie ai milioni di dollari di aiuti internazionali di cui Hamas ha potuto godere, sottraendoli alla popolazione palestinese.

 

L’accordo per la liberazione degli ostaggi,
il rilascio di detenuti palestinesi e la tregua umanitaria

L’accordo, in fase di conclusione, avrebbe una portata più ampia rispetto a quello di novembre, con una possibile sospensione dei combattimenti per 30 giorni per il rilascio di donne, anziani e ostaggi feriti. La seconda fase coinvolgerebbe una sospensione ulteriore delle operazioni militari per altri 30 giorni in cambio della liberazione di soldati e civili israeliani. Il numero di detenuti palestinesi da liberare dalle carceri israeliane è ancora da negoziare. L’accordo consentirebbe anche maggiori aiuti umanitari a Gaza.

Sebbene l’accordo non rappresenti un cessate il fuoco permanente richiesto da Hamas, i funzionari vicini ai colloqui ritengono che una tregua di due mesi da parte di Israele potrebbe portare a una soluzione più ampia del conflitto attraverso ulteriori sforzi diplomatici. L’accordo potrebbe anche alleviare le critiche rivolte a Biden – soprattutto dall’ala sinistra del suo stesso partito – e a Netanyahu per le rispettive risposte all’attacco del 7 ottobre.

Il nuovo accordo potrebbe contribuire a ridurre la tensione interna per Biden e a stabilizzare la situazione nel Medio Oriente allargato.

Intanto, anche in queste ore, Israele continua ad essere bersaglio di missili palestinesi da Gaza e da parte di Hetzbollah dal Libano, oltre a riportare numerose perdite tra i soldati a Gaza, negli scontri con i terroristi di Hamas. Il numero delle vittime palestinesi, riportate da fonti di Hamas, sono indicate in oltre 20.000 “soprattutto donne e bambini” (anche combattenti di 16/17 anni che imbracciano mitra d’assalto sono considerati “bambini” in questo computo); secondo Israele, invece, quasi 10.000 sarebbero i miliziani di Hamas uccisi nell’operazione a Gaza.  La “guerra dei numeri” è destinata a restare senza verità, vista anche la totale assenza di fonti neutrali e affidabili nella Striscia, in cui anche l’UNWRA, l’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi,  è, secondo le recenti rivelazioni, collusa con i terroristi di Hamas e direttamente coinvolta nella strage del 7 ottobre e nella detenzione dei civili israeliani rapiti dai terroristi.