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Sale la tensione a Gerusalemme dopo la chiusura e la riapertura della Spianata delle Moschee in seguito all’uccisione di Muataz Hijazi, sospettato di aver sparato giovedì 30 ottobre al rabbino Yehuda Glick, un attivista dell’ultradestra identificato con la lotta a oltranza per il “diritto di culto” degli ebrei sul Monte del Tempio di Gerusalemme. Ossia di quello che per l’Islam è ormai da più di mille anni la Spianata delle Moschee (Haram al-Sharif).
La polizia è in massima allerta: Fatah, l’organizzazione del presidente palestinese Abu Mazen, ha chiamato ad una «giornata di rabbia» a Gerusalemme e in Cisgiordania. La polizia israeliana afferma che Hijazi è stato ucciso in uno scontro a fuoco mentre la polizia tentava di arrestarlo, ma i palestinesi credono che sia stato ucciso a sangue freddo.
La Spianata delle Moschee è stata riaperta ai fedeli venerdì – giorno della preghiera musulmana – anche se con alcune restrizioni. Oltre mille poliziotti aggiuntivi sono stati dispiegati a Gerusalemme per evitare disordini. La Giordania ha fatto sapere che il trattato di pace tra Israele e Giordania, firmato 20 anni fa esatti, è a rischio se lo stato ebraico continuerà le «sue violazioni» sul luogo di culto.