di Paolo Castellano
Come hanno riportato numerosi media israeliani, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avrebbe in mente di spostare a breve l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme e avrebbe corroborato questa sua intenzione durante una serie di telefonate diplomatiche con i principali leader del Medio Oriente.
«Questa mattina il presidente americano ha avuto degli appuntamenti telefonici con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il re Abdallah di Giordania e il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas», ha riferito Sarah Sanders, il segretario dell’ufficio stampa della Casa Bianca.
«Probabilmente ci saranno ulteriori telefonate con altri leader stranieri. Vi avviseremo quando saranno programmate e confermate», ha aggiunto Sarah Sanders parlando alla stampa e rivelando che verranno contattati tutti coloro che nel contesto internazionale si oppongono al riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele.
Come riporta il Jerusalem Post, un dirigente dell’Autorità Palestinese ha ammesso che una telefonata tra Trump e Abbas sia già avvenuta.
Le reazioni palestinesi
Le fonti vicine ad Abbas dicono che il Presidente Trump abbia comunicato al presidente dell’Autorità Palestinese l’imminente trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. «Trump ha condiviso con il presidente l’intenzione di trasferire l’ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme», ha riportato l’agenzia stampa Wafa.
Abbas avrebbe detto a Trump che non accetterà mai uno Stato arabo senza la parte Est di Gerusalemme. Secondo i palestinesi la città dovrebbe essere la capitale del loro nuovo Stato. Abbas è stato inamovibile, definendo “convinta” la posizione dell’Autorità Palestinese che non ammetterà “nessuno Stato palestinese senza Gerusalemme Est come sua capitale”.
Intanto i media hanno fatto sapere che i palestinesi hanno annunciato “3 giorni di collera” da mercoledì a venerdì per protesta contro la volontà di Donald Trump di trasferire l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. Tutte le fazioni palestinesi hanno condannato Trump definendo la sua politica “un ricatto”. “Chiamiamo tutto il nostro popolo in Israele e nel mondo – hanno detto – a raccogliersi nei centri delle città e di fronte alle ambasciate e consolati israeliani con l’obiettivo di portare la generale rabbia popolare”.
Il Presidente Trump vorrebbe, nonostante tutto questo, riconoscere ufficialmente Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico. Il presidente americano starebbe inoltre considerando una precisa data per il trasferimento dell’ambasciata USA in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Fonti dell’amministrazione Usa dicono che l’ambasciata resterà ancora per sei mesi a Tel Aviv. La Casa Bianca: “Non è questione di se, ma di quando”.
La scadenza dell’atto sullo spostamento dell’ambasciata Usa
Il 4 dicembre Trump ha superato la scadenza per siglare l’atto di rinuncia presidenziale. Nel 1995 fu approvato il Jerusalem Embassy Act, una norma approvata dal Congresso che prevede lo spostamento dell’ambasciata americana nella capitale d’Israele, Gerusalemme. Questa legge prevede che il presidente rinvii lo spostamento dell’ambasciata per questioni di sicurezza: la proroga può essere rinnovata ogni 6 mesi. Tutti i passati presidenti degli Stati Uniti da Clinton fino a Trump hanno utilizzato questo vincolo per motivazioni politiche.
Sin dalla sua campagna elettorale, Trump ha promesso più volte al suo elettorato che avrebbe risolto la questione sull’ambasciata USA in Israele. Però nel giugno del 2017 Trump ha firmato la proroga di 6 mesi, senza adempiere alla sua promessa.
Il primo dicembre, data che segnava la fine dei 6 mesi di proroga, la Casa Bianca aveva riportato che il presidente avrebbe rimandato la legge di proroga fino al prossimo weekend, promettendo che verrà annunciata una decisione nella notte dell’11 dicembre.
Ma nella notte del 4 dicembre è scaduto il termine per rinnovare la proroga e questo ha stimolato l’attuale dibattito sull’ambasciata.
Un portavoce della Casa Bianca ha però confermato al sito di news Arutz Sheva che “ancora nessuna azione è stata presa sulla proroga di lunedì. Illustreremo la nostra posizione nei prossimi giorni”.
(Fonte foto: Lettera43)
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