di Paolo Castellano
Anche Amnesty International, l’organizzazione non governativa internazionale più autorevole e impegnata da decenni nella difesa dei diritti umani, si è unita al coro dei contestatori dello Stato ebraico. Nella sua rivista (I Amnesty – Trimestrale sui diritti umani di Amnesty International, numero chiuso il 09/10/2015) ha infatti screditato Israele pubblicizzando il progetto “Piattaforma Gaza” e sostenendo che l’esercito israeliano abbia fatto un uso eccessivo della forza verso i palestinesi.
Leggiamo infatti: “Quello che emerge dalla lettura e dall’incrocio dei dati è che certe violazioni del diritto internazionale sono state ricorrenti in tutta la Striscia di Gaza”.
Sappiamo che non è così. Sappiamo che il progetto Margine di protezione del 2014, come si intuisce dal nome, è un programma difensivo e non invasivo. Chi ha firmato l’articolo è Francesco Sebregondi, un architetto e ricercatore che ha elaborato il progetto Forenisic Architecture in cui analizza la struttura urbana e architettonica delle città, per ricostruire le dinamiche di conflitto e farne emergere un’analisi critica.
Il progetto è stato messo in piedi dal Centro di ricerca architettonica di Goldmiths, dell’Università di Londra e finanziato dal Consiglio di ricerca europeo. Il sito web d’informazione Progetto Dreyfus in un eccellente articolo ha mostrato come numerosi indizi farebbero pensare che l’obiettivo dell’iniziativa non sia umanitario ma solo di screditamento nei confronti di Israele.
Il giornalista Gabriele Zweilawyer ha analizzato infatti i soggetti coinvolti nella raccolta dei dati utilizzati per la presunta ricerca umanitaria e ha scoperto che alcuni di loro si distinguono per atteggiamenti filo-palestinesi e altri invece sarebbero vicini ad organizzazioni radicalmente anti-israeliane.
La retorica anti-israeliana è ormai un dato di fatto. Lo testimoniano l’informazione parziale di alcuni media europei sugli attacchi terroristici avvenuti nelle ultime settimane in Israele e i numerosi episodi di intolleranza nei riguardi dello Stato ebraico dietro la maschera dei boicottaggi. I detrattori accusano ripetutamente Israele di aver violato il diritto internazionale durante gli scontri estivi del 2014 e di voler mettere in atto una sorta di apartheid nei confronti dei palestinesi. Accuse infamanti che lasciano il tempo che trovano.
I contestatori mistificano la realtà ponendo sullo stesso piano Israele con i governi liberticidi come quello siriano di Assad o dello Stato Islamico. Si scordano che Israele è l’unico Stato democratico in un’area mediorientale soggetta a diversi squilibri territoriali: negli ultimi tempi è arrivato l’Isis che ha messo a ferro e fuoco città e villaggi compiendo immani carneficine ma questo, da quanto si evince dalle attività di alcune organizzazioni pro-Palestina, non ha molta importanza.
Quello che ci chiediamo è come Amnesty International abbia potuto lasciarsi coinvolgere nella campagna di delegittimazione e denigrazione aprioristica di Israele, e come l’Unione Europea abbia potuto finanziare un tale progetto carico di una forte ideologia e intriso di un netto pregiudizio verso Israele. Data la mancata imparzialità, quanto questo sarà utile agli Europei?