Anche il Vaticano contro Israele per la mistificazione sul funerale della giornalista di Al Jazeera

Israele

di Redazione

Pierbattista Pizzaballa, l’autorità cattolica più alta a Gerusalemme, ha condannato l’intervento delle squadre antisommossa durante i funerali della giornalista di Al Jazeera Shirin Nasri Abu Aqla (palestinese di fede cristiana). E Tomasz Grysa, l’inviato del Vaticano, lo definisce «una violazione brutale della libertà religiosa».

Ma come sono andate veramente le cose? Qual è la versione di parte israeliana della scena che tutto il mondo ha visto? Chi ha violato la libertà religiosa e della famiglia della giornalista uccisa?

La versione della polizia israeliana
La polizia israeliana ha dichiarato quanto segue: «I progetti per il corteo funebre di Shireen Abu-Akleh erano stati coordinati in anticipo dalla polizia israeliana assieme alla famiglia Abu-Akleh. Venerdì circa 300 facinorosi sono arrivati all’ospedale di San Giuseppe a Gerusalemme e hanno impedito ai membri della famiglia di caricare il feretro sul carro funebre per portarlo al cimitero – come era stato pianificato e coordinato in anticipo con la famiglia. Invece la folla ha minacciato l’autista del carro funebre e ha iniziato a trasportare il feretro in una processione improvvisata a piedi verso il cimitero. Questo è stato fatto contro la volontà della famiglia Abu-Akleh e del coordinamento della sicurezza che è stata organizzata per la salvaguardia del gran numero di persone in lutto che erano presenti. La polizia israeliana ha ordinato che il feretro tornasse nel carro funebre, proprio come ha fatto sia l’ambasciatore europeo che la stessa famiglia Abu-Akleh incontrando il rifiuto della folla. La polizia è intervenuta per disperdere la folla e impedire loro di prendere il feretro affinché il funerale procedesse come organizzato in conformità alla volontà della famiglia. Durante gli scontri istigati dalla folla, bottiglie di vetro e altri oggetti sono stati lanciati, ferendo sia le persone in lutto che i poliziotti». La polizia israeliana ha annunciato comunque l’apertura di un’inchiesta sull’intervento degli agenti di polizia durante i funerali a Gerusalemme della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh.

Le responsabilità dell’uccisione
Nel video (attenzione: contiene immagini sensibili) di realizzazione e diffusione palestinese, relativo all’uccisione della giornalista palestinese a Jenin, si sente dire “abbiamo ferito un soldato israeliano (con un giubbotto) lo abbiamo colpito!”. Ma nessun soldato israeliano è rimasto ferito ed è caduto. Il “soldato” si è rivelato la giornalista che aveva un giubbotto antiproiettile. Quando i palestinesi sono andati a prendere il corpo da terra, uno dei ragazzi grida: “Prendilo, prendilo”, perché pensava fosse un soldato. Oltre alla giornalista di Al Jazeera è stato ferito il giornalista palestinese Ali Smoudi; è stato colpito anche lui alla schiena. Ma l’esercito israeliano era di fronte, alla schiena dei giornalisti c’erano i palestinesi. Che hanno rifiutato l’inchiesta e anche di consegnare i bossoli.