di Ilaria Ester Ramazzotti
“Non si può negare la storia biblica e il legame del popolo ebraico con il Monte del Tempio”. Così si legge nel comunicato redatto dalla commissione bilaterale delle delegazioni del Gran rabbinato d’Israele e della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo, riunitasi a Roma fra il 28 e il 30 novembre scorso. Lo ha pubblicato L’Osservatore Romano lo scorso 2 dicembre.
La commissione, che si riunisce a intervalli di tempo regolari, ha aperto la quattordicesima sessione dei suoi incontri intitolandola Promuovere la Pace nel contesto della violenza in nome della religione, e chiudendola con la redazione del comunicato congiunto. Il documento, seppur non citi espressamente l’Unesco, sancisce una ferma critica contro la risoluzione votata dall’agenzia delle Nazioni Unite il 16 aprile scorso (e successivamente ribadita) che nega il legame storico che unisce gli ebrei al Monte del Tempio di Gerusalemme: “Nella discussione di argomenti di attualità è stato affermato il principio del rispetto universale per i luoghi santi di ciascuna religione, ponendo attenzione ai tentativi di negare l’attaccamento storico del popolo ebraico al proprio luogo più santo. La commissione bilaterale ha preso posizione con forza contro la negazione politica e polemica della storia biblica, esortando tutte le nazioni e le fedi a rispettare tale legame storico e religioso”.
Non solo. La commissione inter-religiosa auspica che “siano rigettate le strade senza meta della contrapposizione e della chiusura. Non accada più che le religioni, a causa del comportamento di alcuni loro seguaci, trasmettano un messaggio stonato, dissonante da quello della misericordia – esorta ancora il comunicato -. Purtroppo, non passa giorno che non si senta parlare di violenze, conflitti, rapimenti, attacchi terroristici, vittime e distruzioni. Ed è terribile che per giustificare tali barbarie sia a volte invocato il nome di una religione o di D-o stesso. Siano condannati in modo chiaro questi atteggiamenti iniqui, che profanano il nome di D-o e inquinano la ricerca religiosa dell’uomo. Siano invece favoriti, ovunque, l’incontro pacifico tra i credenti e una reale libertà religiosa”.
Le due delegazioni intervenute ai lavori della commissione, ebraica e cristiana, erano rispettivamente guidate dal rabbino Rasson Arussi e dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson. Fra i firmatari del documento ci sono anche l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme, i cardinali Jorge Meija Georges Cottier e i rabbini David Rosen e Moshe Dagan.