di David Zebuloni
Questa settimana sono stato aggiunto ad un gruppo su WhatsApp molto particolare. Il messaggio di benvenuto recitava: “Ciao, ho pensato di creare questo gruppo e di inoltrarvi qui i numeri telefonici di alcuni anziani che si sentono particolarmente soli in questo periodo di quarantena. Vorrei che a rotazione li chiamaste, che faceste loro compagnia, in modo tale che si sentano meno soli. Grazie!”.
Quale splendida iniziativa, ho pensato. D’altronde le vere vittime di questa epidemia sono proprio gli anziani, i nostri nonni. Sono loro i più soggetti al virus. Sono loro ad avere probabilità minori di sconfiggere il contagio. E sono loro a risentire maggiormente della distanza e della solitudine. Proprio per questo motivo, in Israele sono nate in tempo record decine di associazioni e organizzazioni con lo scopo di aiutare i cittadini della terza età ad affrontare questo periodo quanto più serenamente.
Tra le tante, troviamo la start up Wisers, ideata da un gruppo di studenti universitari che si sono posti come obiettivo quello di facilitare l’uso della tecnologia agli utenti più anziani. “La nuova realtà costringe gli anziani a restare chiusi in casa. Loro non possono uscire e nessuno può andare a visitarli”, spiega Ori Zilka, fondatore di Wisers. “Io e alcuni amici abbiamo pensato di aiutarli a sconfiggere la solitudine insegnandoli a usare Internet“. Ori ha aperto un call center al quale gli anziani possono rivolgersi per chiedere aiuto e farsi spiegare virtualmente e gratuitamente come utilizzare WhatsApp, Zoom, Skype e Facebook. Come navigare su Internet. “Ogni anziano potrà imparare ad usare le piattaforme tecnologiche ed utilizzarle per fare acquisti online, per comunicare con i loro cari e per rimanere sempre connessi, sempre aggiornati”.
Associazioni come Meir Panim e Panim el Panim invece si impegnano quotidianamente per fornire gratuitamente porzioni di cibo agli anziani che non possono uscire di casa per fare la spesa, o che non ne hanno le possibilità economiche. Decine di volontari si incontrano ogni giorno per cucinare insieme e per distribuire le porzioni fino alla soglia di casa di chi più ne ha bisogno.
Non solo organizzazioni e associazioni tuttavia si stanno unendo per fornire aiuto agli anziani in difficoltà. In prima linea troviamo anche decine e centinaia di cittadini semplici che hanno preso la causa particolarmente a cuore e che si stanno prodigando per dare il loro contributo. Dolev Lev Hari per esempio, un giovane ragazzo che lavora per una Debate Company, ha lanciato un appello su Instagram: “Sto raccogliendo dei fondi per poter comprare dei prodotti basilari da consegnare ad alcuni anziani che abitano nel mio quartiere e che sono particolarmente soli e in difficoltà in questo periodo. Aiutatemi!”. In poche ore Dolev è riuscito a racimolare diverse migliaia di shekel con cui poter andare a fare la spesa. Gli amici di Instagram sono stati aggiornati passo dopo passo lungo tutto il processo. Dalla spesa al supermercato, al confezionamento dei prodotti, fino alla spedizione a casa.
Un’altra associazione che in questi giorni opera ininterrottamente per soccorrere gli anziani ridotti alla quarantena è Mi Dor Le Dor, in italiano “di generazione in generazione”. Un’associazione fondata nel 2010 che si è posta come obiettivo quello di creare un ponte che congiunga la generazione degli anziani con quella dei più giovani. Quando ho chiamato la direzione dell’associazione per farmi spiegare meglio le loro attività, la risposta è stata: “Ci dispiace, ma viste le circostanze, sono settimane ormai che lavoriamo senza sosta, giorno e notte. Non abbiamo proprio tempo per rilasciare dichiarazioni. Grazie comunque”. Non sono riuscito a trattenere un sorriso: forse è proprio vero che nei momenti difficili riusciamo a tirare fuori il meglio di noi.