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E’ già passata una settimana dal rapimento a Hebron dei tre studenti di Yeshivà – Eyal Yifrah, 19 anni,Gil Ad Shayer, 16enne e del coetaneo Naftali Yakov Frenkel – e sui media di tutto il mondo non si parla d’altro. Ma se su quelli internazionali – italiani compresi – si mette solo l’accento sulle azioni militari compiute dall’esercito israeliano per trovare i ragazzi (che hanno portato all’arresto di 329 persone), su quelli israeliani si dà ampio spazio anche alla tragedia umana delle famiglie dei ragazzi e all’angoscia che vivono in questi giorni: un’angoscia mista a una grande forza che le tre madri si trasmettono vicendevolmente, e che cercano di dare anche a un’opinione pubblica israeliana ed ebraica scioccata dall’avvenimento.
“Credo dal profondo del mio cuore che torneranno – ha dichiarato ai giornalisti Rachel Frankel, madre di Naftali -. Ma se anche non succede, per favore state uniti”.
Una settimana di solidarietà
Innumerevoli le espressioni di solidarietà a Israele e partecipazione da parte di tutto il mondo. A cominciare dalle comunità ebraiche italiane, che hanno organizzate diverse manifestazioni e preghiere collettive. Fra queste, la manifestazione organizzata per lunedì sera a Roma al Portico d’Ottavia, dove centinaia di persone si sono radunate per manifestare la propria solidarietà alle famiglie dei ragazzi, con le quali è stato anche organizzato un colloquio telefonico.
A Roma, domenica scorsa, durante l’Angelus domenicale alcuni ragazzi della Comunità Ebraica di Roma hanno srotolato un enorme striscione su cui era scritto Bring Back Our Boys.
Anche l’Assemblea Rabbinica ha espresso la propria solidarietà alle famiglie. “Nel doloroso protrarsi della prigionia di Ghil’ad Shaar, Naftalì Frenkel e Eyal Ifrach, i tre ragazzi rapiti di cui mancano notizie ormai da oltre una settimana, l’Assemblea dei Rabbini d’Italia, nella condivisione dell’angoscia delle famiglie e del senso di partecipazione di tutto il popolo ebraico, ricorda a tutte le Comunità ebraiche e ad ogni singolo ebreo in Italia, l’importanza di proseguire nella lettura dei Tehillim, i Salmi, quale espressione corale delle invocazioni e dei sentimenti che ci uniscono tutti in questo momento. Segnaliamo in particolare i capitoli 120-134, chiamati con il titolo di ‘Shir Hama’alot’, nonché i capitoli 20,27, 70. Laddove vengono fatte preghiere pubbliche è bene parteciparvi; quando non è possibile svolgere o partecipare a preghiere pubbliche, ogni ebreo può dedicare anche, in forma privata, alcuni momenti di preghiera attraverso la lettura di questi testi dei Salmi. Allo stato attuale – prosegue la nota – non sono stati indetti in Israele giornate di digiuno, pertanto al momento non si ritiene di proporre questo tipo di manifestazione religiosa. È invece raccomandabile in generale in questa circostanza rafforzare l’adempimento delle mizvot nella vita quotidiana e intensificare le opere di zedakà e ghemilut chasadim.” Il messaggio si conclude con un auspicio: “Si possa realizzare al più presto quanto affermato dal testo biblico: ‘Torneranno i liberati dal Signore, verranno a Zion con giubilo, letizia eterna sul loro capo, avranno gioia e allegria, si allontaneranno sospiro e lamento’ (Isaia 51,11)”.
Intanto ha raggiunto gli oltre 6.758 fan la pagina Facebook BringBackOurBoys, a cui aderiscono persone da tutto il mondo.