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“O Hamas mette fine alla pioggia di razzi, o ce la metteremo noi”. Questo il chiaro commento del premier israeliano Beniamin Netanyahu all’escalation di lunedì mattina nel sud di Israele, dove sono stati lanciati 16 missili in una sola mattina dopo un violento weekend, durante il quale l’esercito israeliano ha ucciso un palestinese.
Si tratta di quello che in gergo militare viene chiamato “barrage”, lanci in rapida successione in numero variabile tra i 6/8 e i 20, con l’obiettivo di saturare le difese antimissile israeliane ed infliggere il maggior danno possibile.
L’attacco dei missili è il primo lanciato ufficialmente da Hamas dal 2012, quando l’esercito isrealino reagì alla pioggia di missili con l’operazione Pilastro di difesa.
Sale dunque vertiginosamente la tensione fra Hamas e Israele, dopo il rapimento dei tre ragazzi israeliani in Cisgiordania. Israele ha accusato da subito il partito palestinese di Hamas di essere responsabile per il rapimento dei tre israeliani, ed ha iniziato una vasta operazione di rastrellamento nei territori della Cisgiordania arrestando numerosi esponenti palestinesi, inclusi vari personaggi liberati nei mesi scorsi nel quadro dei accordi di pace, o nell’ambito dell’accordo che ha portato 18 mesi fa alla liberazione del soldato Gilat Shalit, rapito da Hamas è tenuto prigioniero a Gaza per anni.
Le operazioni in Cisgiordania non hanno avuto però successo e contestualmente i primi razzi sono stati lanciati da Gaza verso il sud di Israele, provocando danni e feriti a Sderot e zone limitrofe. Israele ha risposto con raid dell’aviazione e l’omicidio mirato di due esponenti di Hamas, forse a qualche titolo coinvolti nel rapimento dei tre israeliani a Hebron.
Da qual momento i lanci di razzi si sono intensificati e non sono più diventati un evento sporadico e disorganizzato ma attacchi sempre più coordinati e complessi, che sono culminati poche ore fa nei primi barrage di razzi verso Israele.
Se dunque questa escalation continuerà, è prevedibile una dura reazione di Israele a Gaza, forse anche con truppe di terra. Reparti corazzati sono stati trasferiti nelle scorse ore sotto la responsabilità del comando sud di Israele e sono comunque a disposizione nel caso in cui il loro intervento si rendesse necessario.