di Francesco Paolo La Bionda
Nei primi undici mesi del 2023, 44.300 ebrei sono emigrati in Israele, secondo il Ministero dell’Aliyah e dell’Integrazione, in calo significativo rispetto ai 74.700 del 2022. Un forte calo si è registrato a partire dall’attacco terroristico di Hamas e durante il successivo conflitto a Gaza: a ottobre e novembre sono arrivate circa 1.000 persone al mese, rispetto alle 7.000 di gennaio, 6.000 a marzo e 5.000 ad agosto.
Il calo complessivo dello scorso anno è tuttavia anche imputabile sia al picco raggiunto nel 2022, quando lo scoppio della guerra in Ucraina ha spinto molti ebrei a lasciare il paese europeo per lo Stato ebraico e quando in generale l’allentamento delle restrizioni ai viaggi per il COVID-19 ha reso più facili gli spostamenti. Inoltre, un altro fattore negativo nel 2023 è stata l’instabilità politica interna israeliana dovuta alla controversa riforma della giustizia voluta dal governo Netanyahu.
Da dove arrivano e dove si sono stabiliti gli olim
Tra gli immigrati del 2023, 36.000 da Paesi dell’ex Unione Sovietica, 2.495 da Stati Uniti e Canada, 1.780 dall’Etiopia, 1.125 dall’America Latina e 945 dalla Francia. Il 65% si è stabilito in sole 10 città, in particolare a Tel Aviv e Haifa, che hanno accolto oltre 6.000 persone ciascuna.
Le previsioni di crescita per il 2024
Nel corso di quest’anno si prevede tuttavia che i numeri torneranno ad aumentare a causa della nuova ondata di antisemitismo a livello globale, che impatta soprattutto le comunità ebraiche ancora numerose in Nord America ed Europa, seguita allo scoppio del conflitto a Gaza. Il Jerusalem Post ha riportato le dichiarazioni del Ministro per l’Aliyah e l’Integrazione Ofir Sofer, secondo cui c’è stato un “sorprendente aumento del numero di persone che stanno esplorando la possibilità di immigrare in Israele, con un aumento del 149% in Francia e dell’81% in Nord America”.
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