di Nathan Greppi
Nachman Shai, Ministro della Diaspora israeliano, ha recentemente sostenuto che un effetto della guerra in Ucraina è stato quello di spingere gli ebrei israeliani ad essere maggiormente interessati a quelli della diaspora. Ciò rappresenta un evento insolito per la società israeliana: secondo un sondaggio condotto di recente proprio dal suo ministero, gli ebrei israeliani che sentono di avere un legame con quelli che vivono fuori dal paese è del 56%, e la percentuale scende al 37% per coloro che pensano che Israele abbia delle responsabilità nei confronti degli ebrei diasporici.
Come riporta il Times of Israel, Shai ha parlato recentemente alla “Settimana della Diaspora” che il ministero ha inaugurato domenica 3 aprile. In tale occasione, ha affermato che i rapporti tra gli israeliani e la diaspora negli ultimi tempi si sono costantemente ridotti, poiché in percentuale sono sempre meno quelli che hanno parenti stretti all’estero. Se un tempo Israele era una nazione di immigrati, oggi il 78% della popolazione è nato lì. Questo cambiamento, che è soprattutto generazionale, ha portato anche a dei mutamenti nella mentalità israeliana.
La solidarietà viene espressa perlopiù quando i media riportano di attentati antisemiti contro le comunità ebraiche all’estero o, come sta succedendo ora, che devono fuggire da un paese in guerra. “Il caso dell’Ucraina è molto utile. Purtroppo, deriva da una crisi che colpisce le vite di milioni di persone,” ha dichiarato. “Ha cambiato la percezione della diaspora. Gli israeliani vengono a conoscenza della vita ebraica in Ucraina come mai prima d’ora.”
Nel corso della “Settimana della diaspora”, si svolgeranno varie iniziative per promuovere i legami tra l’ebraismo israeliano e quello fuori dal paese: vari musei specializzati su questi temi consentiranno ai visitatori di entrare gratis, ci saranno dibattiti nelle scuole, e soldati nati all’estero racconteranno la propria esperienza su com’è essere ebrei in paesi dove sono una minoranza.