di Roberto Zadik
Nonostante tutto è sempre importante reagire, sia nella quotidianità che dopo gravi avvenimenti. A proposito dell’attentato che il mese scorso, a metà febbraio ha sconvolto la comunità ebraica danese di Copenaghen, il sito israeliano “Times of Israel” riporta la notizia di una ragazza che ha trovato il coraggio di ricominciare a sperare nel futuro. Lo scorso 12 marzo in Israele, infatti, Hanna Bentow – la ragazza il cui Bat Mitzvah si stava svolgendo nella sinagoga di Copenaghen quando avvenn l’attentato in cui morì un uomo – ha festeggiato con una grande festa a Gerusalemme. Un gesto che, dopo quanto è successo alla sinagoga della capitale danese, lo scorso 14 febbraio, assume un valore straordinario.
Sicuramente per la ragazza, come per tanti altri ebrei danesi, è stato complesso riprendersi da quel tragico giorno, in cui è morto Dan Uzan, una delle guardie della sicurezza della comunità danese che stava davanti al tempio quando il terrorista ha aperto il fuoco, freddandolo sul colpo. Ma grazie al sostegno dei suoi amici canadesi e israeliani, per Hannah Bentow è stato possibile celebrare l’evento senza troppi problemi.
L’idea della festa a Gerusalemme è nata in maniera del tutto singolare. Infatti recentemente un attivista canadese, Josh Salmon, aveva letto la dichiarazione di Sarah Bentow in cui la giovane affermava “preferirei non aver festeggiato il bat mitzvah ma che Uzan potesse tornare a vivere”. Molto colpito da queste parole e addolorato per la situazione, Salmon ha subito offerto un volo alla famiglia Bentow diretto in Israele per un soggiorno di una settimana. Fu così che la ragazza, i suoi genitori Mette e Claus e i suoi fratelli, Jacob e Elias arrivarono nello Stato ebraico e Solomon pensò anche di contattare i proprietari della catena di alberghi Dan Hotels per dargli delle camere a Tel Aviv, Gerusalemme e Eilat.
“E’ stata una idea fantastica ma un po’ stressante – ha detto la ragazza intervistata dal sito Times of Israel – I miei genitori mi hanno detto che avrebbero dato un’altra festa ma non sapevano quando, così si è trattato di una specie di sorpresa per me”. La madre invece è stata più entusiasta dicendo che “Salmon ha compiuto un gesto di grande generosità”. Sempre stando a quanto specificato da Mette Bentow, ogni membro della famiglia ha affrontato in maniera diversa lo shock dell’attentato di Copenhagen. “Dopo che lo sconvolgimento iniziale ha cominciato ad attenuarsi, ho provato un senso di colpa. I miei figli sono stati molto più traumatizzati dall’evacuazione”.
Con questo la signora Bentow si è riferita a quanto accaduto in quel tremendo shabbat, il 14 febbraio, quando i partecipanti alla cerimonia hanno dovuto nascondersi ai piani sotterranei della sinagoga per due ore prima di essere scortati dai poliziotti verso la stazione di polizia dove sono stati tutta la notte.
Venendo a conoscenza di quello che aveva passato quella famiglia, quel giorno, i loro amici che vivono in Israele, così come un gran numero di ragazze della stessa età della Bentow che non l’avevano mai vista prima, sono accorsi tutti assieme alla sua festa di bat mitzva. Il party si è svolto a Gerusalemme presso il Matan’s Women Institute for Torah Studies” nel quartiere di Katamonim.
Avendo saputo, poi, che la Bentow prima del suo bat mitzvah si era preparata al gran giorno, studiando presso la sede danese dell’ istituto quando era a Copenhagen sempre Josh Salmon ha raggiunto il suo fondatore, Malke Bina. “Dopo aver sentito la notizia dell’attentato” ha detto Bina “ abbiamo subito deciso di organizzare una festa qui per la famiglia Bentow”. “Molte delle ragazze che sono qui stasera hanno partecipato al nostro corso di studi qui Israele.”
Tante sono state le dichiarazioni dei partecipanti alla festa. La dodicenne Rena di Chicago in visita in Israele per quel bat mitzva a questo proposito ha detto “Tutti avrebbero diritto a gioire e a festeggiare del proprio Bat mitzvà”. Lital Orgad, invece ,un’amica di vecchia data di Mette Bentow, è venuta alla festa dalla sua casa di Givatayim a Tel Aviv assieme a suo marito Lior. All’inizio ha detto la donna voleva volare a Copenhagen per le celebrazioni ma ha subito annullato questo suo piano dopo aver appreso quanto era accaduto. “Scoppiai a piangere” ricorda la donna “ quando ho sentito cos’era successo. Mi sono affrettata a contattare Mette ma non sono riuscito a parlarle per mezza giornate ed ero in preda al panico. Sapevo che fisicamente stessero bene, ma ero preoccupata per lo shock.
Quella a Gerusalemme è stata una festa commovente e piena di significato. Prima che il deejay cominciasse a metter su la musica e le donne ballassero gioiasamente in cerchio tenendosi per mano, sua madre recitò il discorso che sua figlia fece alla Sinagoga di Copenhagen prima degli spari dell’attacco terroristico. L’intervento si basava su un commento sulla parasha della settimana e parlava della responsabilità individuale e delle buone azioni e dopo quanto accaduto a Copenhagen ha rafforzato la sua forza evocativa e il suo significato profondo. Nel suo discorso, tenuto in inglese, danese e ebraico, la donna ha detto che “quando arrivi come immigrato in un nuovo paese hai il dovere di integrarti nella società così come i miei bisnonni hanno fatto quando sono emigrati in Danimarca”.