Non cè soltanto lospedale Schneider di Petah Tikva che si occupa di oncologia e nel quale il trenta per cento dei bambini ospitati è arabo. Perché non cè ospedale israeliano in cui la presenza di arabi non sia immediatamente percepibile. Arrivano da paesi che cercano di polverizzare lo Stato ebraico da oltre sessantanni. Nulla si sa delle attività del Centro Peres per la pace, che organizza corsi per infermieri e medici israeliani e palestinesi. Ora si aggiunge un nuovo straordinario capitolo che marca la differenza fra Israele e i suoi vicini. Un bambino iraniano di dodici anni, il primo, è arrivato a Tel Aviv per essere operato durgenza di un tumore al cervello allospedale Tel Hashomer.
Su suggerimento di medici turchi, la famiglia del bambino aveva presentato una domanda al ministero dellInterno e ai servizi di sicurezza israeliani che hanno accettato. Il caso richiedeva unautorizzazione speciale essendo lIran paese nemico. Ma quando è minacciata la vita di un bambino ha dichiarato il ministro Meir Sheetrit provenienza e religione non contano. Israele salva i figli dei suoi nemici. Ma se tutti vogliono godere della sua vivacità scientifica e umanitaria, pochi in occidente vedono ciò che distingue questo Stato che santifica la vita, ebraica e gentile, e lorrenda cultura della morte che lo circonda. È notizia che al Qaida in Iraq in un anno ha mandato a morire venti bambini. Questa differenza spiega perché Israele è ancora lì. Sulla mappa. Nonostante il presidente di quel bambino iraniano ne auspichi ogni giorno lannientamento.
Da Il Foglio, 13 ottobre 2008