Di che cosa parliamo quando diciamo “Territori Occupati”

Israele

di Raffaele Picciotto

All’indomani dalla strage di Itamar, è giusto interrogarsi, con un’analisi storica, sui confini d’Israele nella percezione (sbagliata) della diplomazia internazionale. Dalla Linea Verde ad oggi.

Nelle scorse settimane, alcuni Stati Sudamericani hanno deciso di riconoscere uno Stato Palestinese entro i confini del 1967. Inoltre da qualche tempo la leadership palestinese (il Presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas e il capo negoziatore Saeb Erekat), chiede con sempre maggiore insistenza un ritiro di Israele dai Territori occupati e il riconoscimento di uno Stato Palestinese (proclamato unilateralmente) entro i confini del 1967.

Il problema è che tali confini non esistono e non sono mai esistiti; la cosiddetta Linea Verde (il cui nome deriva dal fatto che la mappa allegata agli accordi mostrava le linee armistiziali, tracciate con un pennarello verde) non è altro che la linea di demarcazione fissata al momento della stipulazione degli accordi armistiziali firmati a Rodi nel 1949 con Giordania ed Egitto e in essere fino all’inizio della guerra dei Sei Giorni.

Questa linea non era e non è mai stata un confine di Stato internazionalmente riconosciuto, ma rifletteva semplicemente la posizione delle truppe avversarie al momento del cessate il fuoco; non aveva pertanto alcuna valenza storica, geografica o demografica, né era stata determinata da accordi internazionali.  Inoltre alcune zone abitate da secoli da ebrei, erano state acquisite  militarmente durante la guerra del 1948, prima dell’armistizio (come il quartiere ebraico della Città Vecchia e il Gush Etzion) e pertanto occorre una certa fantasia (e faccia tosta) nel definirli Territori Arabi.

In effetti, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con la risoluzione 62 del 16 novembre 1948, stabiliva una linea armistiziale all’interno della quale dovevano restare le truppe di entrambi i belligeranti e ne evidenziava il carattere temporaneo durante la transizione verso una pace definitiva.L’accordo di armistizio del 1949 tra Israele e Giordania stabiliva che nessuna parte di quest’accordo avrebbe pregiudicato in alcun modo la definizione territoriale futura o le linee di confine o le rivendicazioni delle parti.

Immediatamente prima della guerra dei Sei Giorni, l’ambasciatore giordano dichiarava al Consiglio di Sicurezza dell’ONU: “Esiste un accordo armistiziale. Quest’accordo non ha fissato un confine; ha fissato una linea di demarcazione”. Dopo la guerra dei Sei Giorni e la Risoluzione 242 fu invece chiesto a Israele di ritirarsi (secondo la versione ufficiale in inglese) da Territori occupati (from occupied territories) e non dai Territori occupati, come dalla traduzione in francese (des territoires occupés), chiedendo inoltre alle parti di negoziare una sistemazione definitiva con confini sicuri e riconosciuti in sostituzione delle linee di demarcazione armistiziale. Anche con la Dichiarazione di Principi sugli accordi ad interim di Autogoverno del 13 Settembre 1993, l’OLP e il governo israeliano riconoscevano che i problemi rimanenti dovevano essere risolti da negoziati includendo Gerusalemme, i profughi, insediamenti, accordi di sicurezza, confini, relazioni e cooperazione con gli altri vicini ed altri problemi di comune interesse.

Lo stesso Yasser Arafat alla vigilia della firma degli accordi di Oslo si impegnò solennemente per iscritto a risolvere tutti i problemi per uno status permanente attraverso negoziati.

Pertanto un eventuale ritiro definitivo dai Territori occupati (Cisgiordania e Gaza) non può avvenire senza una definizione precisa e inequivocabile dei suoi confini e ciò può avvenire soltanto con un accordo negoziato fra le due parti.

Terre contese

Ma cosa intendiamo con il termine Territori occupati?

Territori occupati – secondo la Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 – sono territori appartenenti o rivendicati da uno Stato sovrano e occupati mediante un’azione militare. Tuttavia la Cisgiordania e Gaza attualmente non appartengono e non sono rivendicati da nessun Stato sovrano. In particolare i territori della Cisgiordania sono stati occupati dalla Giordania dal 1948 al 1967 (e annessi alla Giordania dal 1950) e da Israele dal 1967 in poi. La Giordania ha rinunciato a ogni rivendicazione sulla Cisgiordania annunciando il dissolvimento di ogni legame amministrativo e legale in data 31 luglio 1988.

Gaza è stata territorio sotto amministrazione militare egiziana dal 1948 al 1967; con il trattato di pace tra Israele ed Egitto è stata fissata la frontiera internazionale dell’Egitto con Israele e con i territori da essa amministrati. Nell’agosto 2005 tutti gli israeliani residenti nell’area della striscia di Gaza sono stati evacuati.

Vale la pena di notare che le amministrazioni giordane ed egiziane furono il risultato dell’aggressione militare del 1948 al neonato Stato di Israele. Pertanto tali territori, che non appartengono giuridicamente a nessuno Stato sovrano, sono territori contesi e in attesa di destinazione, da definire con un trattato internazionale; quindi non ricadono nella definizione di Territori occupati.

Nell’ambito dell’amministrazione sono state definite delle zone di autonomia, riconosciute in campo internazionale, dai trattati firmati da Israele e l’Autorità Palestinese.

L’articolo 6 della Quarta Convenzione di Ginevra afferma che la Potenza Occupante è vincolata ai termini di tale Convenzione solo se esercita le funzioni di governo in tali territori. Inoltre i precedenti regolamenti dell’Aia del 1907 stabiliscono che un territorio si considera occupato se rimane sotto l’effettivo controllo dell’occupante. Pertanto il trasferimento di poteri all’Autorità Palestinese rende difficile caratterizzare la maggior parte della Cisgiordania e Gaza come territori occupati, anche in considerazione del fatto che una gran parte della popolazione palestinese ricade sotto la giurisdizione dell’Autorità Palestinese. La frase “ritiro dai Territori occupati” in mancanza di una definizione precisa è pertanto un’affermazione ambigua che può avere diversi significati, incluso lo sgombero totale di tutto il territorio della Palestina come era all’epoca della scadenza del Mandato Britannico (e cioè in sostanza alla distruzione dello Stato d’Israele).

Israele dunque non ha un confine di Stato con i territori amministrati di Cisgiordania e Gaza ma ha un confine di Stato internazionalmente riconosciuto solo con Egitto (accordi di pace di Camp David), e Giordania (accordi di pace del 26 ottobre 1994). La linea di confine della Giordania corre lungo il fiume Giordano.

Con il Libano, la linea di confine non è in contestazione ed è stata avallata e sancita dall’ONU dopo il ritiro di Israele dal Libano Sud.

La zona delle fattorie di Sheba, che gli Hezbollah – ma non il governo libanese – contestano come appartenente al Libano e, pertanto ancora da “liberare”, in realtà è stata riconosciuta dall’ONU come appartenente alla Siria. Il confine di Stato con la Siria non è definito univocamente in alcuni punti (a prescindere dalle alture di Golan) e pertanto dovrà essere fissato con una trattativa tra le parti.