di Luciano Assin
Con l’efferato assassinio dei fratellini Bibas è crollata un’ulteriore illusione. Anche se molti in Israele sapevano del loro tragico ed efferato assassinio la ragione umana si rifiutava di accettare il fatto compiuto e sperava in un improbabile deus ex machina che fosse in grado di capovolgere la realtà. Una realtà inevitabile sin dall’inizio, dal momento in cui è stato compiuto un rapimento inutile e crudele che ha portato ad un crimine spietato ed inumano.
La nostra cultura occidentale e la nostra educazione morale non riesce a concepire ed accettare la logica di un simile comportamento. Nonostante ciò molti, troppi, giustificano questi atti barbarici proprio per sfuggire dalla realtà dei fatti attuando di fatto una sorta di razzismo all’incontrario.
Le azioni di Hamas hanno una loro logica non tanto difficile da capire se riusciamo ad uscire dagli schemi a cui siamo abituati. Il messaggio dell’integralismo islamico e rivolto sia all’interno che all’esterno ed è riassumibile nei seguenti punti.
Rimandare indietro di almeno 50 anni qualsiasi possibilità di dialogo.
Accrescere sempre di più il baratro che si è creato fra Gaza e la società israeliana.
Rimarcare l’impressione (vera o presunta) di una completa sintonia fra la dirigenza di Hamas e i Gazawi rafforzando la convinzione della maggioranza degli israeliani che tutta la popolazione della striscia è coinvolta nel pogrom del 7 Ottobre.
Dimostrare come la violenza fisica e psicologica sia l’unica strada percorribile, escludendo qualsiasi via di compromesso.
È sconvolgente come una grossa parte degli opinion leader italiani non siano in grado di elaborare e soprattutto esprimere un pensiero critico al riguardo. È come se il loro personale navigatore fosse andato in tilt e nonostante i giri a vuoto, le strade senza uscita imboccate e i vari incidenti di percorso ancora non si sia in grado di ammettere che urge ricalcolare il percorso. I palestinesi si meritano una leadership molto migliore di quella che li ha sempre guidati a scelte scellerate e fallimentari, ma un cambiamento è possibile solo se anche i loro sostenitori saranno in grado di imporre dei paletti e di cambiare completamente la rotta. Per far questo bisognerebbe prima ammettere che nel campo palestinese esiste un serio problema. Ma un simile cambiamento comporta una buone dose di autocritica e di umiltà, doti che in questo momento non riesco a intravvedere.
Personalmente sono convinto che la maggior parte degli italiani inorridisce di fronte al grottesco teatrino che Hamas inscena ogni volta, ma chi continua a sostenere le ragioni di questa “resistenza” palestinese è moralmente complice di veri e propri crimini contro l’umanità. Se l’Italia non è in grado di isolare questa sciagurata avanguardia che continua a ripetere slogan e concetti completamente avulsi dalla realtà non fa che diminuire il suo spessore morale e la propria dignità. E al di sotto di un certo livello questa immonda marea di crudeltà, ignoranza e odio non farà che sommergere tutti. Questo livello è molto più vicino di quanto si possa pensare.
Mercoledì si terranno in forma privata i funerali di Ariel, Kfir e Shiri, un tragico epilogo che purtroppo non fermerà una lunga striscia di lutti e violenze che si trovano appena dietro l’angolo. Con la morte della famiglia Bibas è crollata un’ulteriore illusione: il pensare che anche in guerra si potesse salvaguardare un minimo di umanità e pietà.