Diario minimo (di un conflitto). L’Ayatollah è nudo?

Israele

di Luciano Assin, guida turistica in Israele e abitante del kibbutz Sasa al confine con il Libano
Oltre 140 velivoli, 1600 km per ogni direzione, 3 ondate di attacchi, 2 rifornimenti aerei per ogni direzione, decine di bersagli militari colpiti in almeno 6 zone diverse del paese e tutto questo in poco più di 4 ore senza nessun aereo abbattuto o costretto a ritornare alla base causa avaria. E come ciliegina sulla torta su questa complessa operazione militare 4 dei piloti erano donne. In questi numeri sta il successo ma soprattutto il monito del riuscito raid aereo  effettuato nella notte fra venerdì 25 ottobre e sabato 26. Il primo mai compiuto dall’aviazione israeliana verso l’Iran.

Gli Ayatollah devono stare attenti, Israele può arrivare con una facilità impressionante in ogni punto del paese, la prossima volta sarà ancora più semplice visto che una parte delle infrastrutture distrutte in questo attacco erano costituite dalle più avanzate batterie antiaeree di fabbricazione russa.

Le modalità e gli obiettivi scelti sono il frutto di un accordo concluso fra Israele e Usa dopo non poche polemiche e attriti. Adesso che questo capitolo si è concluso il mondo occidentale può tirare un sospiro di sollievo, non sono stati colpiti, come molti temevano, bersagli nevralgici e sensibili come raffinerie e centrali nucleari e gli Iraniani avrebbero la possibilità di commentare l’attacco di questa notte come un maldestro tentativo del regime sionista conclusosi con tanto fumo e poco arrosto.

E proprio questi sono i commenti rilasciati dai mezzi di comunicazione iraniani, cosa che dovrebbe dare qualche spiraglio di speranza a chi spera in una conclusione ragionevole di questo primo round. Ma la logica occidentale non viaggia sugli stessi binari di quella iraniana ed è probabile che Teheran abbia già in programma una possibile rappresaglia. Visto che i recenti attacchi combinati di missili e droni non hanno sortito gli effetti sperati e che anche la carta proxy è già stata giocata c’è una seria possibilità che Khamenei punti su operazioni terroristiche verso obiettivi israeliani quali ambasciate, consolati, ecc… o semplicemente su cittadini israeliani in giro per il mondo.

È già successo in passato, è relativamente facile da eseguire e ancora più facile da depistare.

Non meno importante è capire cosa voglia o debba fare Israele. Le alternative principali sono due. Colpire ancora più duramente immediatamente dopo le elezioni statunitensi del prossimo 5 novembre o battere il ferro finchè è caldo cercando di arrivare ad un accordo di non belligeranza che includa tutte le forze in campo? L’Iran ha dimostrato in numerose occasioni di saper incassare colpi per altri micidiali e Israele non è assolutamente in grado di reggere una guerra di logoramento su così tanti fronti.

È  un peccato che la fiaba dei “Vestiti nuovi dell’imperatore” (il re è nudo) sia stata scritta dal danese Andersen invece che da uno degli autori de “Le mille e una notte” poiché in questo caso l’impronta culturale forse poteva dare un più mite consiglio a chi nelle prossime notti dovrà decidere la reazione di Teheran.

Bringthemhomenow. Mentre scrivo queste righe 101 ostaggi sono ancora in mano ai nazi islamisti di Hamas. Secondo le fonti israeliane circa la metà sono già morti. Ogni giorno che passa senza la loro liberazione è un giorno di troppo e la loro crudele ed inutile prigionia dovrebbe pesare sulla coscienza di ognuno di noi.