di David Zebuloni
Ad una settimana dalla quarta tornata elettorale, la Knesset risulta essere ancora in attesa di un vincitore. Non avendo ottenuto una maggioranza, entrambi i blocchi si ritrovano infatti in una situazione di stallo. L’enorme responsabilità e l’arduo compito di scegliere il primo partito che tenterà di creare una coalizione di maggioranza passa dunque al Capo di Stato Reuven Rivlin. I due candidati principali in ordine di numero di mandati attuali, paiono essere il primo ministro in carica Benjamin Netanyahu e il rivale politico Yair Lapid. Tuttavia, vi è uno scenario per il quale nessuno dei due candidati diventerà di fatto il prossimo Presidente dello Stato d’Israele. A “minacciare” i due infatti vi è Naftali Bennett, che nonostante il basso numero di mandati, sembra godere di un certo consenso e, pertanto, potrebbe formare un blocco abbastanza solido da sostituire il governo attuale. Tutto, però, è ancora da vedere.
Andando per ordine, scopriamo innanzitutto un indebolimento del blocco di destra: il blocco del Primo Ministro in carica, Benjamin Netanyahu. Un blocco che negli ultimi anni ha sempre sfiorato i 61 mandati necessari per formare un governo, senza mai scendere dal solido numero di 60 mandati. Questa volta, invece, il blocco di Netanyahu si aggiudica 52 mandati, escludendo ovviamente i mandati potenziali di Bennett, che ancora non ha dichiarato a quale blocco darà la fiducia. Lo stesso Naftali Bennett che era stato ritenuto da molti la grande promessa di questa quarta tornata elettorale, e che ha terminato il girone con l’amaro in bocca: 7 mandati al posto degli 11 garantiti dai sondaggi.
Altra grande delusione di questa tornata elettorale è stato Gideon Saar, che dopo aver lasciato il Likud di Netanyahu e aver formato un suo partito, sembrava poter dar filo da torcere allo stesso Primo Ministro in carica. I primi sondaggi infatti gli davano 22 mandati, gli ultimi 9. Alla fine Saar è riuscito a racimolarne solo 6. A rafforzarsi sono stati invece i partiti estremi, ovvero il partito di estrema destra di Smotrich e il partito di estrema sinistra di Horowitz. Entrambi sembravano rischiare l’esclusione dalla Knesset a causa della soglia di sbarramento, ed entrambi hanno concluso il girone con 6 inaspettati mandati.
Inaspettato è stato anche il successo riscosso da Gantz, che dopo aver deluso i suoi elettori unendosi al governo Netanyahu, era stato dato da molti per spacciato. Gantz, invece, è riuscito a portare a casa 8 mandati: il doppio rispetto a quanti promettevano i sondaggi. Un risultato sicuramente degno di nota, ma assolutamente inconsistente se considerato lo straordinario consenso ottenuto nelle elezioni precedenti, quando Gantz aveva concluso il girone con 30 mandati.
Un quinto giro di elezioni?
Arrivando al sodo, vi è una domanda che muta in tarlo e non dà pace all’elettore israeliano: i partiti in corsa riusciranno a formato un governo, o la Knesset dovrà ricorrere ad una quinta tornata elettorale?
Rispondere a questa domanda risulta difficile, in quanto lo spoglio delle schede non è ancora stato completato. Tuttavia, a due giorni dal termine delle elezioni, non vi sono più grandi probabilità di stravolgimenti drammatici e improvvisi. I mandati ottenuti fino ad oggi dovrebbero rimanere più o meno tali, eppure basta un solo mandato aggiunto ad uno dei due blocchi per fare la differenza.
Inoltre, esistono svariati scenari che potrebbero avverarsi e per i quali non ancora è possibile dichiarare un vincitore. Terminato il conteggio dei voti, infatti, arriverà la fase delle contrattazioni nelle quali i due blocchi cercheranno di convincere i partiti meno schierati a dar loro la fiducia in parlamento. Esiste dunque una vaga possibilità per la quale, dei partiti ideologicamente incompatibili, decidano di unire le forze per evitare delle ulteriori elezioni. O per impedire a Netanyahu di continuare a governare. Tutto dunque può ancora cambiare, non ci resta che aspettare.