di Anna Balestrieri, da GERUSALEMME
Nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 2024, i ribelli Houthi dello Yemen hanno lanciato un missile balistico diretto verso il centro di Israele. L’attacco ha attivato le sirene d’allarme in diverse città, inclusa Tel Aviv, costringendo i residenti a rifugiarsi nei bunker. Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno intercettato con successo il missile, grazie al sistema avanzato di difesa Iron Dome, evitando vittime o danni materiali significativi.
Contesto del conflitto
Questo attacco si inserisce in una serie di aggressioni simili condotte dagli Houthi contro Israele. I ribelli, sostenuti dall’Iran, hanno dichiarato di voler continuare gli attacchi finché Israele non accetterà un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. In risposta alle azioni precedenti, Israele ha già condotto raid aerei mirati nello Yemen, colpendo infrastrutture considerate cruciali per le operazioni militari degli Houthi.
La risposta israeliana
Durante una riunione urgente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’ambasciatore israeliano ha avvertito che gli Houthi rischiano di subire lo stesso destino di Hamas e Hezbollah se continueranno le loro provocazioni. Israele ha sottolineato la sua politica di non tollerare attacchi contro i propri cittadini, riaffermando il diritto di difesa preventiva.
Rischi di escalation
Gli esperti avvertono che la situazione potrebbe degenerare rapidamente. L’Iran, principale sostenitore degli Houthi, potrebbe intensificare il suo coinvolgimento, portando a un’escalation che coinvolgerebbe l’intera regione. La comunità internazionale ha lanciato appelli alla moderazione, ma finora le prospettive di una soluzione diplomatica sembrano remote.
L’attacco evidenzia ancora una volta la crescente complessità delle dinamiche di sicurezza in Medio Oriente e il ruolo delle alleanze regionali nel plasmare le tensioni.