Israele come frontiera per l’Europa: Il Foglio dedica un intero numero a Israele

Israele

di Ilaria Myr

La prima pagina de Il Foglio di lunedì 21 novembre
La prima pagina de Il Foglio di lunedì 21 novembre

Dopo avere organizzato per il 17 novembre a Roma un pomeriggio dedicato a Israele come modello contro il terrorismo

, Il Foglio è uscito lunedì 21 novembre in edicola con un numero interamente occupato dagli interventi dei prestigiosi relatori fra cui: lo scrittore Boualem Sansal, algerino, musulmano, autore di un libro scandalo (“2084, la fine del mondo”) con il quale ha denunciato il pericoloso virus della sottomissione dell’occidente all’islamismo radicale, l’ex ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni, il blogger palestinese Waleed Al-Husseini, giovane palestinese più volte arrestato e torturato dalle autorità palestinesi per le sue critiche al fondamentalismo islamico, che in Francia ha creato un centro di aggregazione per denunciare gli orrori della sottomissione all’islam radicale, il “Conseil des ex-musulmans de France”. Inoltre ha partecipato lo storico Benny Morris, l’Arcivescovo di Ferrara monsignor Luigi Negri, l’Imam francese Hassen Chalghoumi, l’archeologo Gabriel Barkay, gli autori Bat Ye’or e Bruce Bawer, l’antropologa Maryan Ismail e anche un contributo del presidente emerito della repubblica italiana Giorgio Napolitano.

Di seguito citiamo solo alcuni estratti degli articoli pubblicati sul numero.

Sansal: “L’odio per Israele è parte del mondo arabo”
La prima pagina è dominata da Boualem Sansal che, partendo dallo scandalo Unesco sulla risoluzione sui luoghi santi, riflette su come l’ascesa dell’islamismo, insieme a una viltà dei Paesi occidentali, rendano la pace impossibile. “L’Unesco conduce verso Israele una politica razzista e antisemita – si legge nell’articolo dedicato al suo intervento -. Modificare i nomi dei vari luoghi santi di Israele è niente meno che cancellare questo Paese dalla lista degli stati e dei popoli di questo mondo”. Ma soprattutto, secondo Sansal, “l’orrore è che Paesi come la Francia, la Spagna, la Svezia la Slovenia, la Russia hanno sostenuto la risoluzione L’attacco alla storia di un popolo  può essere paragonato a un crimine contro l’umanità, un omicidio simbolico. Da parte mia mi rifiuto come algerino e come cittadino globale, e dico al gruppo arabo e all’Unesco: non in mio nome!”.

Sansal riflette poi su due altri “scandali”: l’assenza di democrazia nel mondo arabo e l’odio per Israele.  “Il mondo arabo è pieno di odio ontologico,totale, eterno, per quanto riguarda l’ebreo e Israele Lo ha così interiorizzato che è quasi costitutivo dell’anima araba. (…) L’odio è parte di esso. E continuerà per sempre a odiare Israele e gli ebrei, anche se questo paese questo polo scompariranno dalla terra, essi continueranno a odiarli perché credono che gli ebrei prenderanno il loro posto in paradiso. La pace non arriverà domani e l’ascesa dell’islamismo da un lato e la viltà occidentale dall’altro la rendono ancora più impossibile”.

Chalgoumi, l’imam contro l’odio per Israele
Molto interessante anche l’intervento di Hassen Chalgoumi, imam della città di Drancy (città da dove partivano gli ebrei francesi per la deportazione durante la Shoah), che ha posto l’attenzione su quello che è oggi l’islam in Europa. Citando i numerosi attacchi (alla casa, alla macchina) a cui è sottoposto per la sua politica di dialogo con Israele, ha dichiarato: “Ma cosa succede in Europa, In francia, in Belgio? Non c’è islam in Europa, c’ solo islam politico (…), non c’è un islam di luce, fraternità, spirituale (…)”. L’imam parla poi del suo impegno per la pace fra israeliani e palestinesi. “Il giorno prima della morte di Peres ho scritto su Facebook una parola di pace: duecentomila visite in una giornata, quattromila minacce e insulti. Noi gli imam credevamo nella pace ma purtroppo si sono tenute manifestazioni contro di noi a Parigi. E mi sono detto: i palestinesi dove sono, a Ramallah o a Parigi?Siamo stati insultati, cacciati dalle moschee. Questo è l’islam politico, un cancro. Perché non lo interdiciamo?”. E fa un ammonimento: “non dobbiamo cadere nella trappola del razzismo alimentata dall’estrema destra, ma non dobbiamo essere indifferenti nei confronti degli islamisti. Questi sono dei barbari, dei criminali, il loro obiettivo è creare guerre civili, è il loro lavoro. Ma se rimarremo uniti vinceremo”.

Livni: “Israele è Davide, il terrorismo islamista il Golia del Medio Oriente”
L’ex ministro israeliano Tzipi Livni ha messo poi l’accento sulla percezione di Israele nel mondo, visto come un paese “che vuole controllare la vita dei palestinesi..Ci sentiamo i Davide e non certo i Golia di questa regione, dove operano dei veri e propri tagliagole, terroristi che non si fermano davanti a niente…(…) Non posso accettare chi equipara Israele ai terroristi. Noi stiamo combattendo il terrorismo e nel farlo cerchiamo di evitare sempre le vittime civili. Mentre i terroristi sono sempre in cerca di giovani pronti a immolarsi, colpendo quanto più possibile i civili”.

Maryan Ismail: “L’Ucoii  l’islam politico in Italia”
Infine, citiamo parte dell’intervento Maryan Ismail, milanese di origini somale militante, fino a poco tempo fa, nel PD, da cui ha deciso di uscire per l’inserimento delle liste di Sumaya, che definisce “legata alla Fratellanza musulmana, anche se lei, a onor del vero, ha detto di non appartenervi. Nonostante ciò, tutto quello che ha detto e ha fatto, fa riferimento alla Fratellanza Musulmana. Ebbene io sono fuoriuscita dal mio partito perché non posso e non voglio sedere nello stesso partito insieme a chi professa l’ideologia che non solo ha ammazzato mio fratello (ucciso l’anno scorso a Mogadiscio per la sua lotta contro il jihadismo, ndr)”.

Ismail parla poi dell’islam politico, presente in Italia dal 1980 con quello che è poi diventato l’Ucoii, “che oggi utilizza un modello tipico della Fratellanza musulmana: welfare, assistenza sociale  e soprattutto un’integrazione esternalizzata, ovvero integrazione economica e sociale, ma non culturale. Una diversità cultuale araba e islamica molto precisa. Per gli uomini la barba, per le donne il velo. Quel velo che noi diciamo deve essere rispettato – altrimenti siamo islamofobi – è in realtà un messaggio nazifascista che ci porta oggi a essere sottomessi”.

Per concludere, Maryan Ismail torna a parlare di Sumaya, “la ‘nostra’ eponente del PD”, questa volta citandola per nome. «Tra le sue varie affermazioni ricordo quella che in occasione del 25 aprile: “Sfilerei con la Brigata Ebraica senza problemi se non confondesse il suo essere profondamente italiana con Israele che non rappresenta me e tanti italiani”. Io sono anni che sfilo dietro al vessillo della Brigata Ebraica, non sopportando l’idea che partigiani che hanno versato sangue per il tricolore, proprio come i miei nonni somali, siano insultati e offesi perché ebrei. Io questo non lo accetto perché nella mia religione ci sono due versetti fondamentali: “Non vi è costrizione della religione” e “ciascuno ha la sua religione”. Quindi noi musulmani siamo obbligati a rispettare le altre religioni».