Gerusalemme: massima allerta dopo i disordini sul Monte del Tempio

Israele

di Roberto Zadik

 

Fine luglio incandescente a Gerusalemme sulla Spianata delle Moschee / Monte del Tempio, che dal 15 luglio, quando due poliziotti vennero uccisi da un palestinese al grido di “Allah Akbar” ha registrato un’escalation di violenze. Massima allerta e area blindata dalle forze dell’ordine, dopo i disordini di giovedì 28 luglio in cui sono rimasti feriti più di cento, 113 per l’esattezza, fedeli musulmani,  in una sorta di guerriglia con lanci di bombe, pietre e bottiglie contro la polizia israeliana. A riportare l’accurato resoconto dei fatti, i siti Ynet e Times of Israel secondo cui un gruppo di manifestanti si è scagliato contro la polizia dopo la decisione di tornare con la forza a pregare in quella zona. “Se le cose non si calmeranno potrebbe succedere un disastro” hanno minacciato dopo aver attaccato gli agenti e la tensione ha continuato inarrestabilmente a salire.

La rivolta ha coinvolto diversi giovani che hanno cominciato a lanciare pietre e bottiglie accusando la polizia di “trascinarci in una guerra senza fine”. A questo proposito il capo della Moschea di Al Aqsa, Omar Qaswani, ha rincarato la dose dicendo “Le forze di sicurezza israeliane stanno opprimendo i nostri fedeli nella Montagna del Tempio per compiacere l’estrema destra israeliana”. Le violenze sono iniziate giovedì pomeriggio, quando migliaia di persone sono accorse alla preghiera e gli scontri sono avvenuti anche nella vicina area di Bab Huta. Scatenati i manifestanti sono saliti sul tetto della Moschea sventolando bandiere palestinesi e festeggiando, con un sit in di cento persone, lo smantellamento delle misure di sicurezza dei giorni scorsi vicino alla Lion’s Gate, Porta del Leone e il rinnovato afflusso di gente nella zona. Brindando con urla di gioia, diverse persone distribuivano caramelle e dolciumi, dopo lo smantellamento  dei metal detector, che hanno suscitato accese polemiche settimana scorsa. Come risultato, il Mufti di Gerusalemme, Muhammad Hussein, ha annunciato che i Musulmani potranno ancora una volta pregare alla Moschea e “la situazione è tornata quella che era e siamo tornati qui”.

Le autorità israeliane hanno subito preso provvedimenti impiegando una task force di poliziotti e forze di sicurezza fuori dalla Città Vecchia, che hanno perquisito i fedeli, come ha spiegato il comandante capo della polizia Yoram Halevi, per prevenire ulteriori scontri. Rivolte si sono registrate nell’area vicina di Wadi al Joz con lanci di pietre contro la polizia e lo stesso è avvenuto nel West Bank vicino a Qalquilya, a Betlemme e a Nablus e due palestinesi sono stati lievemente feriti nei disordini lì vicino, quando i soldati sono intervenuti. Uno dei fedeli di quelle zone ha replicato che nessuno stava cercando scontri con la polizia ma “gli sbirri ci controllano e ci maledicono continuamente” mentre a Umm al Fahmn un altro si è lamentato del fatto che “non ci lasciano pregare e sono violenti e ci gridano contro e questo causa la nostra rabbia; lasciateci pregare senza queste restrizioni. Per evitare gli scontri è meglio stare fuori dalla Moschea”. Nel frattempo dozzine di posti di blocco sono stati costruiti su tutte le strade principali, dalla polizia, che portano dai villaggi arabi alle moschee e centinaia di persone hanno cercato di aggirarli passando attraverso il cimitero vicino, avvicinandosi alla Lion’s Gate. Intanto in queste ore, un palestinese a Gush Etzion, a sud di Gerusalemme, ha cercato di aggredire con un coltello, come racconta Times of Israel, una pattuglia di soldati israeliani assemblati al posto di blocco sul confine.