A un anno dagli attentati di Parigi del Bataclan, dello Stade de France e dei ristoranti del centro Il Foglio organizza per giovedì 17 novembre a Roma una giornata di riflessione sul terrorismo e la lezione che l’Europa può imparare da Israele. Una giornata, insomma, “per mettere a fuoco quella che ci sembra sia la lezione più grande che ci arriva dalla striscia di fuoco e di sangue che nell’ultimo anno ha accompagnato le nostre vite – si legge sul giornale -: l’Europa non può più permettersi di considerare la minaccia del terrorismo islamista come se fosse qualcosa che vive nella categoria di ciò che è straordinario ma deve mettersi in testa che la minaccia del islamismo radicale è una minaccia potenzialmente quotidiana che non deve cambiare le nostre vite ma che deve certamente cambiare il nostro modo di ragionare attorno al grande tema del nostro secolo. Ovvero sia: come si può vivere in modo ordinario anche in un contesto in cui la minaccia del terrorismo non è più qualcosa di straordinario?”.
Per farlo esiste secondo Il Foglio un solo modo: “allargare metaforicamente i confini dell’Europa e trasformare un paese che da anni vive ogni giorno con la minaccia dell’islamismo estremista alle porte, ovvero Israele, in un modello di vita, sia dal punto di vista strettamente culturale sia dal punto di vista della sicurezza nazionale”.
Per questo giovedì 16 novembre, a Roma, a partire dalle ore 17 al Tempio di Adriano, a Piazza di Pietra, il Foglio ha scelto di organizzare un dibattito con alcuni ospiti importanti e trasversali, che verranno stimolati dal giornalista Giulio Meotti. Fra questi, lo scrittore Boualem Sansal, algerino, musulmano, autore di un libro scandalo (“2084, la fine del mondo”) con il quale ha denunciato il pericoloso virus della sottomissione dell’occidente all’islamismo radicale, l’ex ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni, il blogger palestinese Waleed Al-Husseini, giovane palestinese più volte arrestato e torturato dalle autorità palestinesi per le sue critiche al fondamentalismo islamico, che in Francia ha creato un centro di aggregazione per denunciare gli orrori della sottomissione all’islam radicale, il “Conseil des ex-musulmans de France”. Inoltre parteciperà lo storico Benny Morris, l’Arcivescovo di Ferrara monsignor Luigi Negri, l’Imam francese Hassen Chalghoumi, l’archeologo Gabriel Barkay, gli autori Bat Ye’or e Bruce Bawer, l’antropologa Maryan Ismail e anche un contributo del presidente emerito della repubblica italiana Giorgio Napolitano.
Come ricorda il Foglio, Benjamin Netanyahu, in un famoso messaggio profetico consegnato a un emittente francese due anni fa, ricordò che la guerra di Israele contro il terrorismo islamico non è solo la guerra di Israele ma è anche la guerra della Francia ed è la guerra di tutta l’Europa. “Se riescono qui, e se si continua a criticare Israele invece che i terroristi, e se non si è solidali contro questa peste chiamata fondamentalismo islamico, il terrorismo arriverà anche in Europa”.
“Aveva ragione – scrive il giornale -. E un anno dopo il Bataclan, non c’è modo migliore per spiegare il mondo in cui viviamo ricordando una questione semplice e più che mai attuale: oggi Israele siamo noi”.