di Luciano Assin (dal blog laltraisraele)
Alcuni commenti ancora a caldo su quello che sta succedendo in Israele, conscio del fatto che la dinamica in questa zona è tale che una parte di ciò che scrivo sarà obsoleto entro poche ore.
Solo nelle ultime 24 ore sono caduti su Israele più di mille razzi, il 90% dei quali intercettati dal sistema Iron Dome, e questo spiega il numero minimo delle vittime, 5, fino ad ora. Paradossalmente questi attacchi indiscriminati verso la popolazione civile hanno ucciso due cittadini arabi israeliani, cosa del resto già avvenuta durante la seconda guerra del Libano del 2006. Il sistema difensivo israeliano è basato anche sul fatto che per legge ogni appartamento debba essere fornito di una stanza di sicurezza, un vano in grado di proteggere il nucleo familiare dall’esplosione di un razzo nelle immediate vicinanze.
Questa sicurezza relativa dà la possibilità al governo di prendere delle decisioni ponderate e non dettate dall’emergenza. In questo momento Israele ha deciso di rispondere in maniera mirata e quasi sicuramente non ci sarà un’operazione terrestre. In ogni caso le previsioni dell’esercito che escludevano una escalation da parte di Hamas di tali proporzioni si sono rivelate completamente errate, un grave calcolo di valutazione che potrebbe portare a delle conseguenze ancora più estreme. Il comportamento di Hamas è molto probabilmente influenzato da delle direttive iraniane.
Stasera finisce il mese del Ramadan, il digiuno islamico, e comincia Id el Fiter, una festa che durerà tre giorni. Una buona occasione da parte di Hamas per dichiarare il cessate il fuoco e uscire dalla tenzone come vincitore.
Da ciò si deduce che il problema palestinese esiste e va affrontato e risolto nei limiti del possibile. Gli Accordi di Abramo servono a migliorare i rapporti col mondo arabo che non ha confini diretti con Israele, cosa fondamentale e molto importante, ma poco significativa in questo caso.
Il conflitto sta avvenendo mentre Israele si trova in una delle peggiori crisi di governo mai affrontate. Dopo aver votato già quattro volte in poco più di due anni ancora non esiste un governo stabile, la coalizione che avrebbe più possibilità di formarlo può farlo solo con l’appoggio esterno di una lista araba, cosa molto difficile in un periodo così teso.
Il problema di Gaza passerà inevitabilmente attraverso un’operazione militare su larga scala. Le condizioni politiche attuali in cui versa Israele non permettono una soluzione del genere, ma lo scontro è solo rimandato.
Il problema più urgente dal punto di vista israeliano è la tensione altissima che si sta vivendo nelle città miste. A Lod ci sono state delle dimostrazioni da parte della minoranza araba a dir poco inquietanti, con auto incendiate, sassaiole verso i civili ed altre scene da guerra civile. Ad Acco, zona completamente fuori dagli scontri in corso, è stato incendiato “Uri Buri” un ristorante di pesce molto conosciuto a livello nazionale. Il proprietario è un ebreo, insieme al ristorante è stato devastato anche un albergo boutique di sua proprietà e gli ospiti sono stati fatti evacuare in piena notte. E questo è lo scenario peggiore che il paese possa attraversare. E’ già successo durante la seconda Intifada del 2000 e ci vollero anni affinchè i rapporti fra arabi ed ebrei tornassero a livelli accettabili. E’ indispensabile che i leader dei partiti arabi si schierino in maniera netta contro questo stato di cose, sono ad un passo da ricevere un riconoscimento politico mai avvenuto prima, un’occasione che probabilmente non si ripeterà cosi facilmente nel prossimo futuro.
Quello che sta avvenendo ora è solo il trailer di quello che potrebbe essere un conflitto globale dove anche Hezbollah in Libano e Assad in Siria decidessero di scendere in campo. Situazione tutt’altro che improbabile, tutto dipende dalla strategia iraniana.
E pace e bene agli uomini di buona volontà.