di Paolo Castellano
Il gruppo armato palestinese Hamas il primo maggio ha diffuso pubblicamente un nuovo documento politico – il primo dalla sua costituzione – in vista del colloquio di Abbas con il Presidente americano, Donald Trump, previsto per questa settimana, sui negoziati per la pace con Israele. Per la prima volta si esprime la volontà di accettare la proposta di un temporaneo stato palestinese all’interno dei confini precedenti al 1967, senza però riconoscere la presenza di Israele.
Come riporta BBC News, il testo inoltre afferma che Hamas non disprezza gli ebrei ma odia “gli occupanti sionisti senza scrupoli”. Ricordiamo che la carta costituzionale del gruppo armato redatta e approvata nel 1988 fu condannata a livello internazionale per il linguaggio antisemita.
Il nuovo documento è stato percepito come uno sforzo di Hamas, che attualmente amministra Gaza, per ripulire e addolcire la propria immagine pubblica. «La dichiarazione ci dà la possibilità di riconnetterci con il mondo esterno», ha sottolineato il portavoce Fawzi Barhoum. «Questo è il messaggio che inviamo a tutto il mondo: Hamas non è affatto un gruppo di fondamentalisti. Siamo un movimento pragmatico ed evoluto».
Hamas, in quasi tutto il mondo civilizzato -e specialmente la sua ala militare – è considerato un gruppo di terroristi senza scrupoli da Israele, Stati Uniti, Europa, Regno Unito. Un portavoce del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che Hamas sta “cercando di prendere in giro il mondo e l’opinione pubblica internazionale”. «Voglio ricordare che i soldati di Hamas hanno costruito dei tunnel del terrore e hanno lanciato migliaia e migliaia di missili sui civili israeliani – ha poi aggiunto David Keyes – questo è il vero Hamas!»
Contraddicendo i principi costituzionali del gruppo armato, il nuovo documento non menziona affatto l’organizzazione vicina a Hamas, i Fratelli Musulmani, che è un movimento islamico fuori legge in Egitto poiché è considerato un’associazione terroristica.
Diversi analisti affermano che la nuova politica di Hamas voglia riallacciare i contatti col mondo esterno, inclusi l’Egitto e gli stati arabi del Golfo, territori in cui i gruppi della Fratellanza Musulmana sono vietati per legge. Negli ultimi dieci anni Gaza è stata messa sotto embargo da Israele ed Egitto per prevenire gli attacchi dei combattenti che si trovano nel territorio palestinese. Ultimamente le relazioni tra Hamas ed Egitto si sono rianimate con la recente visita al Cairo di Ismail Haniya, un leader di Hamas.
Da molti anni ci sono forti critiche alla carta costituzionale di Hamas, in particolare si rimproverano gli articoli spiccatamente antisemiti. Il documento originale dice che bisogna combattere “la propaganda di guerra degli ebrei” e viene citato un detto arabo – riferito forse al profeta Maometto – che recita: «Il giorno del giudizio non verrà finché i musulmani non avranno combattuto gli ebrei (uccidendoli)». Si trova inoltre un riferimento alla “usurpazione della Palestina da parte degli ebrei” e si accusa il popolo ebraico di controllare i media globali e di essere dietro alla Rivoluzione francese, alle società segrete e ai governi che controllano le nazioni imperialiste.
Il nuovo documento politico afferma che Hamas non cambierà gli ideali espressi nella sua costituzione. L’approvazione della formazione di uno stato palestinese dentro i territori israeliani del ‘67 è percepita come un importante passo verso “la liberazione” di tutto lo “storico” territorio palestinese ad ovest del fiume Giordano – in questa visione Israele non è contemplato.
Non si sa se la mutata politica di Hamas, che in passato ha sempre rigettato qualsiasi compromesso statale, in futuro riconoscerà la legittimità dello stato di Israele e se termineranno gli attacchi terroristici contro i civili israeliani. L’annuncio di Hamas è arrivato pochi giorni prima dell’incontro diplomatico tra il Presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, e il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
In un’intervista del 3 maggio avvenuta a Doha, Khaled Meshaal, leader di Hamas, ha dichiarato in un’intervista alla CNN che l’amministrazione Trump dimostra “un eccezionale coraggio” rispetto ai suoi predecessori. «Questa è una storica opportunità per far pressione a Israele e per trovare un’equa soluzione per il popolo palestinese – egli ha poi aggiunto – il mondo civilizzato e l’attuale amministrazione americana verranno lodati se fermeranno l’oscurità che ci ha fatto soffrire per molti anni», egli ha puntualizzato.
Meshaal ha poi detto che il documento, diffuso il primo maggio, contenete la nuova politica di Hamas fornisce a Trump un pretesto per rompere la tradizione di fallimenti dei negoziati delle precedenti amministrazioni. «Supplico l’amministrazione Trump a scostarsi dagli errati approcci del passato e che non hanno portato nessun risultato. Spero che il Presidente colga questa opportunità che si presenta con la pubblicazione delle nuove linee guida di Hamas», Meshaal ha dichiarato.