di Pietro Baragiola
Il numero delle vittime dei brutali attacchi di Hamas continua a salire ma non sono solo i civili ad essere coinvolti bensì anche i loro animali domestici.
Sono molti infatti gli israeliani che, cercando di mettersi in salvo verso un rifugio sicuro, sono costretti ad abbandonare le proprie case con dentro i loro amici a quattro zampe. Per questo motivo diverse organizzazioni di emergenza stanno lavorando instancabilmente per raccogliere più informazioni possibili al fine d’individuare, riconoscere e salvare gli animali abbandonati.
Un’ancora di salvezza consiste nella nuova linea telefonica diretta che consente ai cittadini di offrire le descrizioni dei loro cuccioli alle forze speciali responsabili di recuperarli e portarli in luoghi sicuri dove potranno ricongiungersi con i padroni.
“Invitiamo le persone che sono in cerca dei propri animali a fornirci i loro dati e noi ci occuperemo di estrarli dalle zone a rischio. Inoltre invitiamo coloro che sono interessati ad offrire una nuova casa per gli animali rimasti senza padrone a farsi avanti” afferma Shay Weisberger, uno degli organizzatori di questa iniziativa.
Nonostante la guerra abbia reso difficile per alcuni proprietari prendersi cura di questi animali, molti cittadini israeliani si sono mobilitati attraverso le piattaforme social per inviare donazioni e ospitare cani e gatti randagi nelle proprie case, offrendo loro un nuovo inizio.
I gruppi d’emergenza
I video di Hamas degli ultimi giorni mostrano scene sempre più raccapriccianti dove cani, gatti e altri animali vengono abbattuti senza esitazione dai miliziani armati.
Gli animali che miracolosamente sono scampati a questi genocidi oggi vagano per le strade soli, affamati, terrorizzati e, spesso, gravemente feriti.
Informati di questi eventi, veterinari, soccorritori e gruppi d’emergenza si sono uniti per assistere tutti gli animali presenti nei territori colpiti dal conflitto.
Mercoledì 11 ottobre l’organizzazione Tnu L’Chayot L’Chiot (Let the Animals Live) è partita per il confine di Gaza con quattro veicoli carichi di cibo, cure e servizi di soccorso destinati alle zone bombardate. Negli ultimi giorni questa organizzazione con sede ad Ashkelon (la principale città portuale di Israele e oggi bersaglio di numerosi attacchi missilistici di Hamas) si è distinta per aver allestito nella propria città diversi punti di distribuzione di cibo per i bisognosi e per aver evacuato 32 cani e gatti feriti, portandoli in salvo nel suo rifugio di Kfar Ruth.
Secondo Let the Animals Live il motivo per cui molti cani e gatti sono stati abbandonati è dovuto dal fatto che, sotto gli attacchi dei missili, i cittadini israeliani hanno pochi secondi per abbandonare le loro dimore e la natura testarda degli animali rischia di far perdere loro gli istanti preziosi necessari per mettersi in salvo.
“L’istinto dei gatti li rende in grado di trovare autonomamente un posto dove nascondersi in caso di pericolo. Inoltre la loro presenza nel rifugio rischierebbe di aumentare lo stress sia per loro che per le persone nascoste che potrebbero essere allergiche all’animale” ha dichiarato Emek Refaim, un rappresentante della clinica veterinaria di Gerusalemme.
Il 7 ottobre i miliziani di Hamas hanno colpito 20 kibbutzim e l’emittente ANIMALS 24-7 sta ancora cercando di confermare che ne è stato delle migliaia di animali che ne facevano parte: se sono stati massacrati insieme ai loro proprietari o se sono stati abbandonati nelle località colpite.
Emergenza animali a Gaza
“La guerra è ancora in corso” ha spiegato sul suo profilo Facebook Saeed Al Err, fondatore dell’organizzazione Sulala Animal Rescue. Sfruttando il potere dei social, Al Err ha mostrato foto di cani, gatti e asini morti e feriti nel suo appello per movimentare le masse a fornire il loro aiuto. “Le strade di Gaza sono piene di cani e gatti randagi che non hanno riparo dalle bombe e che, a causa della crisi, fanno fatica a trovare cibo”.
Le donazioni dei civili sono fondamentali non solo perché permettono ai soccorritori di avere le risorse necessarie per raggiungere aree al momento off-limits ma anche per proseguire le cure degli animali salvati. Dopo che Israele, principale fonte di elettricità di Gaza, ha smesso di rifornire le centrali della città, infatti, Sulala Animal Rescue è stata costretta ad affidarsi ad un semplice “hot spot” alimentato a batteria per mantenere le comunicazioni con il mondo esterno e proteggere i 400 cani e 130 gatti presenti nel rifugio.
L’appello di Al Err è stato accolto da molti israeliani che si sono mobilitati, attraverso i social, per sostenere economicamente le diverse associazioni e offrire una casa agli animali abbandonati.
Il sostegno dei civili
Oggi in tutta Israele i volontari delle aree più sicure stanno aprendo le proprie case ai numerosi animali sfollati, trasformando salotti accoglienti in rifugi di fortuna. Molti di questi soccorritori non si impegnano solo ad offrire comfort e sicurezza temporanea, ma una vera e propria casa per gli animali che hanno perso le loro famiglie a causa dei bombardamenti.
Tal (vuole nascondere il suo nome) è uno dei volontari che vivono nel nord di Israele e, come ha dichiarato a The Times of Israel, negli ultimi giorni non solo si è offerto di andare a prestare le sue cure alla gatta Hatzot, nascosta sotto i mobili della dimora abbandonata dei vicini, ma ha anche ospitato a casa sua il cane Malika e la gatta Paspas, su richiesta di un suo amico.
“Durante gli attacchi aerei Malika tremava e dava di matto mentre Paspas mostrava tutti i segni di evidente stress” ha spiegato Tal raccontando come, durante i bombardamenti, molti cani e gatti randagi si sono lanciati nelle finestre delle case più vicine a loro per trovare rifugio, portando così molte persone a postare foto di questi animali nelle chat di gruppo per chi capire a chi appartenessero.
Su Facebook è stato creato persino un gruppo per subaffittare gli appartamenti precedentemente abbandonati dai civili israeliani chiedendo come forma di pagamento che i nuovi coinquilini si prendano cura degli animali presenti nell’abitazione. In poche ore questo gruppo è stato inondato di offerte da tutto il Paese.
“La sfida è far adattare questi animali alla nuova realtà della guerra.” ha spiegato Tal. “Paspas miagola molto alle 5 di mattino perché vuole uscire ma io non glielo permetto per paura che rimanga vittima di improvvisi attacchi aerei”.
Molti animali invece vengono portati in prima linea dai loro padroni diventando veri e propri eroi di guerra. Un esempio tra loro è il cane Malinois che, insieme alla padrona Inbar Lieberman, ha guidato una dozzina di membri del Kibbutz Nir Am a respingere l’attacco di Hamas. Secondo i testimoni, Malinois avrebbe avvertito Lieberman dell’avvicinarsi dei terroristi, abbaiando in risposta alle esplosioni del kibbutz e salvando i suoi abitanti.
L’unità cinefila Oketz
L’unità cinefila Oketz è uno degli esempi più lodevoli del contributo di questi animali nelle zone di combattimento. Gli sforzi di questa unità sono stati fondamentali a salvare 200 israeliani e neutralizzare 10 terroristi di Hamas nel Kibbutz Be’eri. Tuttavia, un incidente separato nel Kibbutz Kfar Aza ha avuto un esito tragico: un cane di nome Nauru è riuscito a scoprire la posizione dei terroristi e delle armi presenti nel kibbutz ma, nonostante i soldati dell’IDF siano riusciti a neutralizzarli, Nauru ha perso la vita nel combattimento.
Oketz, che in ebraico significa “pungiglione”, addestra meticolosamente i suoi cani, assegnando a ciascuno una specialità specifica come l’attacco, la ricerca, il salvataggio e l’individuazione di armi ed esplosivi. Il prezioso contributo di questa unità è evidente sia nelle operazioni di salvataggio che negli scontri con i terroristi di Hamas, dimostrazioni costanti del loro impegno verso la sicurezza di Israele.