di Marina Gersony
All’ora prevista, le 3.45 della notte del 22 febbraio in Israele, la navicella israeliana ‘Bereshit‘ (In principio) si è staccata dal suolo di Cap Caneveral, in Florida, per cominciare il suo viaggio verso la luna.
Se tutto andrà bene, ‘Bereshit’ sarà la più piccola (160 chili con il propellente) e meno costosa capsula ad atterrare sul satellite della terra. E inserirà Israele tra le quattro superpotenze lunari insieme a Usa, Russia e Cina.
Nella sede delle Industrie Aerospaziali israeliane il premier Benyamin Netanyahu e la moglie Sarah hanno assistito, insieme a 500 impiegati e famiglie, allo storico lancio della navicella che a bordo porta una copia della Torah, il Vecchio Testamento ebraico. “Questo – ha detto – è un momento di grande orgoglio. Un grande passo per Israele e per la sua tecnologia”.
Un grande sogno che si realizza dunque per Israele che potrà così fissare al suolo lunare la propria bandiera. E se l’invio di una navicella spaziale può apparire come un’impresa scientifica secondaria, in realtà si tratta di un progetto assai complesso e ambizioso il cui valore simbolico è enorme. Israele sarà nientemeno che il quarto Paese a sbarcare sulla Luna dopo le grandi potenze USA, Russia e Cina. «Faremo storia venerdì mattina», ha dichiarato Ido Antebi, CEO di SpacIL, l’organizzazione israeliana, fondata nel 2011 che ha partecipato al Google Lunar X Prize (GLXP) per sbarcare un veicolo spaziale sulla Luna.
La missione
La navicella dovrebbe allunare l’11 Aprile dopo aver compiuto un tragitto complessivo di 6.5 milioni di chilometri. Una volta raggiunta la collocazione definitiva, Bereshit condurrà rilevazioni sui campi magnetici lunari. Da notare il nome che è stato assegnato alla navicella, un nome suggestivo che si ispira alla Parahà di Bereshit, l’inizio del ciclo di Studio annuale della Torah e che la dice lunga sul significato anche metafisico e spirituale di questa scelta. (I soli primi versi della Bereshit sono talmente densi di significato e implicano una riflessione talmente accurata che certamente l’intera vita non è sufficiente per analizzare e comprendere: Bereshit barà Helohim et hashammaim veet haaretz…).
Durante una conferenza stampa svoltasi a Tel Aviv, gli esperti hanno precisato che durante il volo e dopo l’atterraggio, i contatti con Bereshit saranno mantenuti da un centro di comunicazioni predisposto a Yehud, nei pressi di Tel Aviv.
I momenti più delicati della missione saranno il passaggio dall’orbita terrestre a quella lunare e l’atterraggio sulla Luna.
Il progetto è stato avviato nel 2011 nell’ambito del concorso Google Lunar X-Prize. Nel frattempo, Israele l’ha dichiarato un progetto nazionale, frutto della partnership fra l’associazione privata SpaceIl, l’Industria aerea israeliana (Israel Space Agency, ISA, e Israel Aerospace Industries, IAI) ed è stato reso possibile grazie anche e soprattutto al finanziamento di donatori privati, in particolare del miliardario israeliano Morris Kahn, che è anche presidente di SpaceiIL. La costruzione della sonda è costata finora l’equivalente di 84 milioni di euro: un costo o rende “il veicolo spaziale con il budget più basso per intraprendere una tale missione”, ha affermato l’IAI.
«SpaceIL will bring great pride to Israel – every Jew in the world will feel proud and remember the moment when our small country landed on the moon», ha dichiarato fiero Morris Khan. («SpaceIL porterà grande orgoglio in Israele – ogni ebreo nel mondo si sentirà orgoglioso e ricorderà il momento in cui il nostro piccolo paese è atterrato sulla luna»). Parole, le sue, che lasciano il segno.