Forse il grande sogno di David Ben Gurion si sta avverando, ma non certo nel modo in cui lo aveva immaginato. Basta solo passare per Sde Boker, il suo kibbutz nel Neghev, e carpirne l’assoluta bellezza, per capire quale forza visionaria avesse lo statista. Che non si è sbagliato di molto quando preconizzò che il futuro e la forza di Israele sarebbero venuti da qui, dalle sue sabbie e rocce desertiche. Chissà cosa penserebbe oggi Ben Gurion davanti ai viali alberati di Beer Sheva, guardando i suoi grattacieli su cui svetta la pubblicità dei colossi informatici, lo sykline di gru immense che promettono altre torri di vetro e cemento. Perché oggi, la capitale del Neghev promette non solo di diventare “il più importante cyber center dell’emisfero occidentale”, come disse Netanyahu due anni fa, ma soprattutto si sta trasformando in uno dei più importanti centri di ricerca e sviluppo dell’informatica, al primo posto tra le sette città high tech del futuro, almeno secondo uno studio pubblicato dalla Brandeis University of Massachussetts.
Niente di più lontano quindi da uno scenario da deserto post-atomico, alla Mad Max, come alcuni immaginano sia il Neghev. Dotata di quella che oggi viene considerata il migliore e più vivace ateneo d’Israele, Beer Sheva con il suo Technology Park e la sua Ben Gurion University sta già soffiando a Herzeliya il primato di star informatica della Silicon Wadi. A Beer Sheva verrà trasferita, – da Ramat Gan, dove è oggi -, la leggendaria Unità 8200 di Tsahal, che si occupa della cyberwar e che ha sfornato invenzioni dell’IDF come i droni, l’Iron Dome, Protector, la app Stylit… Qui verranno a stare anche tutti i militari delle basi aeree di Glilot e da sempre si sa che le unità militari sono la vera fabbrica di cybertalent israeliana, tant’è che tutte le invenzioni dell’Unità 8200 per la difesa militare e poi commercializzate e applicate al mercato civile, hanno generato più milionari in tempo record che qualsiasi Business School. A Beer Sheva si prevede un boom del mercato immobiliare, un raddoppio dei suoi abitanti nei prossimi due anni, fiumi di investimenti (già operano qui la Ness Tchnology, la Rad, la Lockeed Martin, la Deutsche Telecom…), mentre sono in costruzione le future sedi delle major come Paypal, Google, Samsung, Mycosoft… Non a caso Israele ha venduto programmi per 6 miliardi di dollari, l’8 per cento del fatturato mondiale del settore.
Il boom di Beer Sheva, fiore cyber del deserto
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