Il governo israeliano procede con la riforma della giustizia, mentre proteste sempre più accese e diffuse scuotono il paese

Israele

di Giovanni Panzeri
Durante una seduta caotica durata dal pomeriggio di martedì 18 luglio a mercoledì notte, il Comitato sulla Costituzione, la Legge e la Giustizia della Knesset ha approvato la versione definitiva della proposta di legge che abrogherebbe il diritto delle corti israeliane di intervenire sulle decisioni di “ufficiali eletti” facendo uso del “principio di ragionevolezza”.

La proposta di legge sarà dunque presentata davanti alla Knesset in seduta plenaria a partire da domenica 23 luglio, e potrebbe diventare la prima parte della riforma giudiziaria ad essere approvata dal parlamento e tradotta in legge.

Durante la seduta l’opposizione ha accusato a più riprese il presidente del comitato, Micha Rothman, di serie violazioni nel conteggio dei voti e ha cercato di rallentare il processo legislativo presentando più di 20.000 obiezioni.

Mentre il dibattito nella Knesset si faceva sempre più accesso, il paese è stato attraversato da molteplici iniziative di protesta, che hanno visto migliaia di cittadini israeliani scendere in piazza e scioperare contro il governo.

In particolare durante la giornata di martedì 18 luglio i manifestanti hanno dato vita a presidi di massa in tutto il paese, bloccando strade e cercando di bloccare diverse stazioni ferroviarie. Dei presidi sono stati organizzati anche davanti all’ambasciata americana a Tel Aviv e di fronte alla sede del sindacato israeliano Histradut, per chiedere all’organizzazione di lanciare uno sciopero generale contro il governo.

I manifestanti infine hanno organizzato una marcia di 4 giorni da Tel Aviv a Gerusalemme sulla Route 1, la principale autostrada che collega le due città, partendo mercoledì mattina.

“Il popolo ebraico si è recato in pellegrinaggio a Gerusalemme per migliaia di anni” ha affermato Moshe Radman, un leader della protesta, “ il nostro obiettivo è portare a Gerusalemme centinaia di migliaia di persone, in un’azione senza precedenti nella storia, per cercare di distogliere questo governo distruttivo dal suo ultimo capriccio”.

Il sistema sanitario

I manifestanti hanno inoltre raccolto la solidarietà della Israel Medical Association, che ha lanciato diversi presidi e uno sciopero di 2 ore mercoledì mattina, minacciando azioni più estese in caso il processo legislativo non venisse fermato.

Questo poiché, come riportato dal Times of Israel, Il “principio di ragionevolezza” è uno dei principali metodi usati dall’IMA per monitorare l’azione del ministero della salute, attraverso appelli alle corti giudiziarie. “Se necessario” ha affermato Zeev Feldman, ex capo dell’IMA, “potrebbe essere l’inizio di uno sciopero generale del sistema sanitario israeliano.”

Migliaia di riservisti dell’esercito contro la riforma

La protesta contro la riforma della giustizia ha inoltre visto, in questi giorni come negli scorsi mesi, la crescente adesione di vasti numeri di riservisti, che in Israele sono una componente fondamentale per il funzionamento dell’esercito.

Secondo il ToI, entro la scorsa domenica, oltre 4000 riservisti, tra cui centinaia di  piloti, membri di forze speciali, e esperti di guerra informatica, hanno firmato lettere in cui affermano di voler sospendere il loro servizio volontario.

È un numero che sembra in continua crescita: solo durante la giornata di mercoledì 19 luglio , almeno un migliaio di riservisti hanno risposto alla convocazione del gruppo di protesta “Brothers in Arms”, recandosi a Tel Aviv per segnalare la sospensione del proprio servizio firmando una dichiarazione che accusa il governo di voler trasformare lo stato d’Israele in una dittatura.

Nello stesso giorno 300 membri del Servizio Medico dell’IDF hanno annunciato a loro volta che avrebbero sospeso immediatamente il loro servizio.

“Sono 30 anni che faccio il medico militare” ha dichiarato il dottor Or.Goren ad Haaretz, “ma non servirò mai un regime antidemocratico. Non è il modo in cui volevo finire il mio servizio, ma il governo mi ha costretto a questa decisione”.

L’ala delle forze armate più colpita dalle rinunce dei riservisti tuttavia è l’aeronautica militare, che ha visto altri 163 ufficiali rinunciare al proprio servizio questa settimana, inclusi due brigadieri generali.

Il Capo del personale dell’IDF Herzi Halevi ha lanciato un appello ai riservisti per cercare di evitare nuove rinunce.

“L’IDF fa affidamento sul sistema dei riservisti fin dalla sua concezione. Queste sono le persone migliori” ha dichiarato Halevi “Senza di esse il nostro esercito non sarebbe durato. Il rifiuto del servizio volontario danneggia l’IDF”.

L’esercito ha dichiarato che disciplinerà qualunque militare in servizio attivo che rifiuta di presentarsi quando ordinato, ma non può intervenire in modo generale quando si tratta di riservisti che minacciano di interrompere il loro servizio volontario, e dovrà esaminare individualmente i singoli casi, per capire quali misure potranno essere adottate.

(Foto: manifestazione davanti alle Torre Azrieli a Tel Aviv. Credit: ליזי שאנן. Fonte: PikiWiki)