Iron Dome: la testimonianza di una turista

Israele

di Erina Alushi

telaviv

PREMESSA: Conoscete i due minuti d’odio di cui parlava Orwell nel suo romanzo “1984”? Una pratica collettiva esercitata dal governo del Grande Fratello attuata negli incontri di partito o posti di lavoro. Una specie di pseudo riunione “spontanea” degli astanti, al segnale emesso da altoparlanti, davanti ad uno schermo che proietta immagini del nemico supremo della patria Oceania, Emmanuel Goldstein. Scene di guerra e sequenze studiate per coinvolgere psicologicamente gli spettatori.

Dopo pochi secondi il pubblico inizia a dare in escandescenze e ad inveire contro Goldstein o contro lo schieramento con cui ci si trova in guerra in quel momento – Eurasia oppure Estasia – e si arriva a lanciare oggetti contro il teleschermo, imprecando colti da implacabile furore, sotto lo stretto controllo di incaricati del partito. Chiunque manifesti segnali di eterodossia, o perfino micro-espressioni facciali non consone al contesto, viene considerato come un possibile traditore.Questo meccanismo rappresenta, tra le altre cose, una valvola di sfogo dell’aggressività dei cittadini ed un modo per demonizzazione, un capro espiatorio su cui gettare tutte le colpe delle difficoltà della loro vita quotidiana. I “due minuti d’odio” sono funzionali al mantenere un controllo ancora più stretto e serrato sul popolo e sui membri del partito.

 

***

Questa volta non scriverò un saggio, ne’ una prosa simbolista e tanto meno una poesia. Vi racconto il mio vissuto da turista in un paese in guerra, spogliandolo dalle opinioni riguardo i conflitti. Non parlerò della genesi del problema, della storia, delle “ragioni” della guerra (anche se secondo me le guerre sono prive di ragioni d’essere), non parlerò dei buoni e dei cattivi. In fondo, chi sono io per avere la presunzione di giudicare la vita o la morte?! Argomenti tanto delicati sui quali bisogna essere innanzitutto informatissimi a 360 °, poi molto attenti, saggi, buoni e generosi. E io in fin dei conti sono solo una passante. Per evitare di offendere le vite infrante, (che siano bimbi innocenti, civili o militari; a me piace parlare di esseri umani), manterrò il silenzio riguardo il conflitto, per onorare le vittime e racconterò soltanto un pezzo dal mio vissuto, tale e quale.

 

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Arrivata all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. La sicurezza è massima. Ci sono vari cerchi di controllo. Mi chiedono perché sono qua: “Turismo famigliare e una serata Galà”.

All’inizio non riesco a capire il perché di alcune domande che potrebbero sembrare addirittura inopportune a noialtri che la guerra l’abbiamo vista solo in tv o letta sui libri. Ci hanno informato che questa è la prassi per la sicurezza, per cui ci va bene. Non ci trattengono a lungo e superati tutti gli scanner e gli interrogatori, abbiamo il nostro “Stay Permit” in Israele.

All’aeroporto ci vengono a prendere in quattro. Un’accoglienza molto famigliare e calda, pur non conoscendoci tutti e sinceramente dopo vari rigidi controlli, ci vuole proprio. La prima impressione è positiva. Ma giustamente c’è qualcosa di teso nell’aria. Prima della partenza avevo avuto un quadro descrittivo della situazione con tutte le dovute istruzioni di sicurezza.

B1: “Eri, qua c’è la guerra, non sto scherzando! Da Gaza stanno lanciando dei missili. Ieri notte a Eilat, un missile è caduto in pieno centro, a un km dal mio hotel per cui preparati”.

A dire la verità, più che istruirmi, B1 (turista come me), mi mette l’angoscia che prima non avevo. Forse è il caso di farmi istruire da uno del posto e non mi sbaglio. La descrizione è corta e concisa.

R: “Eri, guarda, non ti preoccupare, l’antimissile funziona al 95%”. Quando lanciano dei missili da Gaza, l’antimissile intercetta e lancia una sirena di allarme che si sente dappertutto. Dopo, hai tempo dai 45 ai 90 secondi per metterti al riparo”.

Oddio, ma allora è vero. È una vera guerra. E ci sono dei missili.

Domando: “Aspetta, frena! Stanno sparando dei VERI MISSILI?! Ossia quelle cose giganti che cadono, esplodono e radono al suolo tutto?! Ma siete sicuri che questi antimissili funzionano?!” Con la tranquillità che lo caratterizza, R mi risponde: “Si! Missili, missili veri, ma tu ascoltami e non ti succederà nulla. Quando suona la sirena, si va in questi spazi blindati, si aspetta di ascoltare un BOOM, poi deve venire un secondo boom, dopo di che passano 10 minuti e si può uscire”.

Io: “E dove sono questi spazi blindati?!”

R: “Dappertutto”.

“Quindi non è la prima volta che vi sparano missili se avete questo sistema di sicurezza e shelter in tutti gli edifici?!”-domando stupita.

“No”- risponde R: “Questo non è niente. Vedrai in meno di un giorno finisce, ci sarà la tregua. In passato ci hanno bombardato con molto peggio. E non c’era l’Iron Dome a proteggerci. Dovevamo rimanere chiusi per ore in camere blindate anti gas quando sparavano gas mortali. Poi la paura dell’attacco con armi biologiche. Per non parlare dei continui kamikaze che si fanno esplodere in centri popolatissimi uccidendo più civili possibile”.

Silenzio…

Ah, l’Iron Dome o la Cupola di ferro. Cosa sarà?! La prima versione immaginaria che mi viene in mente per recepire il concetto di questa cosa di ferro, è Iron Man. Ottimo! È uno dei miei eroi preferiti. Iron Man; Intelligente, tecnologia avanzata, e alla fine vince contro il grande male e poi trionfa l’amore…

Però quello è il film e nel mio caso il grande male è il missile che ancora non riesco a prendere sul serio finché non sento suonare la famigerata sirena di avvertimento. Tornando alle cose serie, l’Iron Dome, è un sistema d’arma mobile per la difesa antimissile, progettato per la difesa dei civili, in grado di intercettare razzi e proiettili di artiglieria con traiettoria balistica. Il sistema è dotato di un radar e missili. Pensato come contromisura difensiva per la minaccia dei razzi lanciati dalla Striscia di Gaza, e in passato dalla Siria, dal Libano o dalla penisola del Sinai contro le popolazioni di Israele vicine ai confini, è stato dichiarato operativo nel marzo 2011. Capace di intercettare minacce a corto e lungo raggio d’azione in tutte le situazioni meteo. L’Iron Dome, non dorme. Veglia giorno e notte.

 

Prima notte, niente sirena per cui niente missili. Primo giorno, idem. La tregua ha funzionato.

Secondo giorno:

B1: “Eri, stiamo passando a prenderti, inizia a scendere! Giriamo l’angolo e arriviamo a Gordon str.”

Scendo in strada. Dove sono?! Dovevano solo girare l’angolo, invece nemmeno l’ombra di un auto. La gente sparita. Tutto deserto e silenzioso. Tranne dentro la mia testa. Ero già sovrappensiero prima di scendere. Tanto da non aver capito che quello che pensavo l’antifurto di un auto con allarme strano, era…

BOOOOOOM…

Aaaaahhh!!!

Immobile in mezzo alla strada, la mia prima sirena e non l’avevo capito. Corro verso la porta come Usain Bolt, metto il codice. La porta non si apre. Sbagliato! La tachicardia è alle stelle. Rimetto il codice, salgo le scale a tre e a tre, suono: “Ma’, Ba’, l’allarme!!! Uscite!!! Mettiamoci negli spazi intermedi come ci ha istruito R.”

 

Era il nostro primo allarme ad avvertire uno o più missili in arrivo sopra le nostre teste e ovviamente abbiamo fatto tutto a rovescio. Ricapitoliamo; suona l’allarme, 45-90 secondi di tempo per correre verso gli spazi blindati, poi si sente il boom 1, boom 2, dieci minuti al riparo e poi si riprende la “vita”…

Allora perché nessuno di noi ha sentito? Abbiamo fatto tutto con ritardo di fase. Colpa della tv?! Dei pensieri?! Del telefono?! O dei media in Europa che a forza di parlare tanto degli attacchi contro Gaza, ci hanno fatto il lavaggio del cervello, tralasciando di menzionare un ironico “piccolo” dettaglio: Hamas lancia circa 300 missili al giorno contro i civili di Israele.

Una cosa è certa, sono salva dal primo missile. Viva l’Iron Dome. R, aveva ragione, questo “Iron Man” funziona. Lo immagino captare il segnale d’attacco, lanciare la sirena di avvertimento, spiccare il volo e inglobare il missile/i missili (a volte sono multipli per uccidere più civili) e farlo/i esplodere in aria. Poi c’è la pioggia dei frammenti dei missili che fanno altrettanto male per cui si sta dentro per un po’. Tutto chiaro. D’ora in poi, la voce della tv al minimo. Si parla sottovoce. E soprattutto niente pensieri profondi tra me e me. Rientriamo. Joe era in spiaggia con D al momento del Boom. E poi B1 che doveva girare l’angolo si era volatilizzata. Siamo preoccupatissimi. Sono invasa da mille pensieri. Maledetto wifi, non funziona mai quando serve.

Arriva il messaggio di B1. Anche Joe è in salvo insieme alla D, si sono riparati in un ristorante in riva al mare. Li hanno fatti entrare tramite la cucina, attraversando alcuni uffici, in zona blindata. Da quel momento, ho perso il conto delle sirene. In autostrada, a cena, in spiaggia, come sostituto del Laila Tov prima di dormire, nel cuore della notte, a colazione (…) Sempre seguiti  dallo stesso rituale di sicurezza.

Ma una cosa era cambiata. I loro suoni arrivavano sempre più forti, chiari e rabbrividenti. Come un canto che prevede un mortorio. Il ricordo dell’ecatombe del passato, servita per costruire la speranza rinchiusa dentro una cupola di ferro, l’Iron Dome, insomma ormai il mio Iron Man, senza il quale sarei potuta morire circa 300 volte al giorno insieme a migliaia di abitanti.

In quei pochi secondi che dividono la corsa verso il più vicino shelter e i multipli BOOM dei missili di Hamas, ti sfiora la vita e la morte, il dolore e la speranza, la ragione e la follia, il cielo e la terra, e capisci che hai un millisecondo di quei secondi in cui ti ripari verso la salvezza, da dedicare all’amore. E avresti voluto rendere quel millisecondo eterno, perché l’amore non è mai abbastanza e il mondo nostro non può essere solo quello dell’odio. La vita stessa continua grazie all’amore. Continui a ripeterti che l’amore non è mai abbastanza! L’amore non è mai abbastanza! Devo farlo sapere questo. Un millisecondo basta per fermare l’odio. Ma il cellulare non prende qua sotto. Whatsapp non funziona. Vorrei usare la potenza del mio millisecondo d’amore, per l’amore, ma quando vogliamo amare, il mondo è sordo…

Ci sono però gli altoparlanti dei pseudo – giornalisti. Quelli si sentono più del BOOM.

E soprattutto i sordi e i ciechi concettuali e quelli pieni di odio sentono le mezze verità, ma non sentono il BOOM. Non hanno conosciuto il suono tremendo di quella sirena che fa venire l’ansia. Che ricorda in 90 secondi lo sterminio e i genocidi di massa. Quanto odio in pochi secondi! E un millisecondo d’amore come ipotetico ultimo desiderio del condannato a morte: io ho già espresso amore in quell’ultimo millisecondo. E tu, come lo avresti usato?

Come lo hanno usato i civili di Gaza, i bambini, i soldati israeliani, e tutti coloro che non hanno mai avuto una seconda chance?!

Aeroporto Ben Gurion: Passiamo tutti i cerchi di sicurezza. “Exit Permit” concordato.

 

E’ triste ricordare che i missili del terrorismo mi hanno portata ad avere i miei ultimi millisecondi di vita durante i quali ho scelto di amare in segreto, ma non tutti hanno avuto la fortuna di essere stati riportati alla vita tremila volte da “Iron Man”!

 

 

 

 

Tel Aviv, 28.07.2014