di David Fiorentini
Dopo aver intrapreso l’iter di allentamento delle restrizioni in merito alle donazioni di sangue nel 2017, permettendo ai cittadini israeliani nati in Etiopia di donare, Israele ha appena messo fine a un’altra limitazione che di fatto impediva agli uomini omosessuali di aderire alla campagna di raccolta del sangue.
Finora, in Israele era proibito a qualsiasi uomo che avesse avuto relazioni omosessuali negli ultimi 12 mesi di donare il sangue. Adesso, considerati i risultati di un progetto pilota lanciato nel 2018, il questionario chiederà ai potenziali donatori solamente se hanno avuto “relazioni sessuali ad alto rischio con uno o più nuovi partner negli ultimi tre mesi”.
“Non c’è differenza tra sangue e sangue” – ha scritto il Ministro della Salute israeliano Nitzan Horowitz (nella foto), il primo uomo gay a ricoprire questa carica – “la discriminazione contro gli uomini gay nella donazione di sangue è finita. Era una reliquia di uno stereotipo che appartiene alla storia”.
Dopo l’annuncio, è arrivato immediatamente il plauso dell’Associazione per l’Uguaglianza LGBTQ in Israele: “mossa storica per la comunità Proud e la società israeliana sulla via dell’uguaglianza”.
Cosa succede negli altri Paesi
La donazione del sangue da parte di cittadini omosessuali è un tema di cocente attualità. In sempre più Paesi si chiedono nuove regole che rivedano un limite considerato antiquato e discriminatorio, basato sulla concezione che il rischio di trasmissione dell’HIV sia più elevato tra gli omosessuali che tra gli eterosessuali.
Uno dei Paesi più all’avanguardia in tal senso è l’Italia, che da oltre 20 anni formula i criteri di selezione esclusivamente in base ai comportamenti assunti e non più agli orientamenti sessuali.
Un concetto ribadito anche dal Presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola: “Dal 2001 il grado di sicurezza degli emocomponenti viene stabilito in base al comportamento di ciascun individuo, indipendentemente dall’orientamento sessuale: se qualcuno ha avuto comportamenti considerati pericolosi non potrà donare il sangue, sia esso eterosessuale o omosessuale.”
Il cambiamento intrapreso dallo Stato Ebraico l’onda di rinnovamento che ha coinvolto svariati Paesi nell’ultimo anno. In primis, il Regno Unito, in cui da metà Dicembre 2020, per omosessuali e bisessuali, è stato abolito il vincolo dei tre mesi di astensione se coinvolti in una relazione stabile, valutando quindi ogni singolo potenziale donatore in base ai propri comportamenti e non al suo orientamento.
Anche negli Stati Uniti, lo scorso Aprile, è stato fatto un importante passo avanti, riducendo il periodo di astensione da 12 a 3 mesi.
D’altro canto, ci sono Paesi ancora restii ad aggiornare le loro policy: in particolare Taiwan, che vieta i rapporti omosessuali nei 5 anni precedenti alla donazione, oppure Cina, Filippine, Grecia, Libano, Singapore e Slovenia dove la donazione di sangue è ancora assolutamente proibita agli uomini gay.