Mancano solo due giorni dall’inizio del viaggio di Papa Francesco, e in Israele procedono fervidamente i preparativi per l’evento su cui sono accesi i riflettori di tutto il mondo. Si calcola che complessivamente la visita del Papa in Israele (Operazione Mantella Bianca) vedrà l’impiego di ottomila agenti di polizia e di sicurezza, nonché di circa duemila militari. Si tratterà di una delle operazioni logistiche più importanti negli ultimi anni.
In particolare, la polizia ha rafforzato le misure di sicurezza nelle vicinanze di luoghi sacri al cristianesimo in cui si recherà il pontefice. Fra questi, la sala del Cenacolo a Gerusalemme, dove il papa terrà una messa, intorno alla quale sono nate forti tensioni politiche. Come riporta il sito della Stampa, elementi radicali nell’ebraismo ortodosso hanno infatti espresso preoccupazione che durante la imminente visita del Pontefice Israele possa cedere alla Chiesa la gestione anche parziale di quel luogo di culto. Al piano inferiore del medesimo edificio si trova una sinagoga, di aspetto umile e con pochi banchi in legno, da cui si accede ad una sala spoglia dove campeggia quella che per tradizione medioevale sarebbe la tomba di re Davide.
Ma il luogo è anche importante per i musulmani: per secoli infatti nello stesso edificio è stata attiva una Moschea.
In questo contesto hanno avuto grande risonanza in alcune sinagoghe di Gerusalemme le voci secondo cui sarebbe imminente un gesto di apertura di Israele verso la Chiesa: ad esempio, lo svolgimento nel Cenacolo di decine di cerimonie all’anno, invece delle due che di norma vi si tengono annualmente. La settimana scorsa ebrei ortodossi hanno organizzato una manifestazione di protesta per impedire che, nelle loro parole, «sopra alla tomba di re Davide venga di fatto a crearsi una Chiesa».
Dal canto suo, il ministro degli esteri Avigdor Lieberman ha assicurato in parlamento che Israele non ha alcuna intenzione di cambiare lo status del Cenacolo.
Il messaggio di benvenuto di 400 rabbini
In un clima così carico di tensione e attesa rincuora la notizia che oltre 400 fra rabbini e personalità ebraiche di primo piano degli Stati Uniti hanno firmato un messaggio di benvenuto a papa Francesco per il suo arrivo in Israele. Il messaggio, informa l’Osservatore romano, sarà pubblicato su quattro pagine del quotidiano israeliano «Ha’aretz» domenica 25 maggio.
L’iniziativa è stata promossa da Angelica Berrie, presidente del Center for Interreligious Understanding, con sede a New York, insieme con il rabbino Jack Bemporad, direttore del Centro Giovanni Paolo II per il Dialogo interreligioso, che ha sede a Roma presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum).
Il messaggio è firmato da rabbini e capi religiosi di tutte le denominazioni ebraiche. «È riconosciuto da tutti i leader ebrei – ha detto il rabbino Bemporad – che il dialogo è essenziale per un’autentica comprensione e un reciproco apprezzamento. Papa Francesco ha detto chiaramente che vuole costruire ponti fra tutte le religioni per portare la pace nel mondo».
L’Unico Papa a visitare la tomba di Herzl
Molto interessante, infine è la lettura che Fiamma Nirenstein dà sul Giornale: papa Francesco è infatti il primo a visitare la tomba di Theodoro Herzl, il padre fondatore del sionismo. “Un gesto di grande peso teologico quando tanti mettono in discussione il diritto del popolo ebraico alla Terra d’Israele, quasi equivalente a quello che Giovanni Paolo compiette riconoscendo lo Stato d’Israele stesso – scrive la giornalista -. Ma molte altre sfide attendono il Papa in questo viaggio, che comincia sabato con Amman, capitale della Giordania, dove il re incontrerà re Abdullah e la regina Rania, dirà messa allo stadio e visiterà il fonte battesimaledi Betania sul Giordano. La domenica sarà a Betlemme, dove dirà messa di fronte alla Chiesa della Natività. Nel pomeriggio, Israele: inizierà la visita con incontri ecumenici per poi dedicarsi il giorno dopo al Gran Mufti Muhammad Ahmad Hussein, personaggio molto aggressivo che auspica nei suoi discorsi la distruzione di Israele. Poi il Monte Herzl e Yad Va Shem. Il giorno dopo, incontri politici (con Shimon Peres e Netanyahu) e ecumenici nei luoghi santi”.
Importante, poi, è che fra quelli che visiterà, Israele sia l’unico Paese in cui la popolazione è cresciuta e non subisce persecuzioni di sorta. “Nel 2012 i cristiani erano 158mila, nel 2013 161mila, l’80 per cento si definisce comunemente (anche se ormai molti vogliono essere chiamati cristiani israeliani) arabi cristiani, e il 20 per cento russi. Nel 1948, anno dell’Indipendenza, c’erano solo 34mila cristiani in Israele. Secondo il Pew Center Israele è l’unica parte del Medioriente dove c’è una crescita: dei 2,2 miliardi di cristiani nel mondo, solo lo 0,6 per cento vive qui, il 4 per cento del totale degli abitanti, mentre un secolo fa era il 20”.