di David Fiorentini
Israele cercherà di ridurre drasticamente le sue emissioni di carbonio entro il 2050 per aiutare a combattere la crisi climatica globale, ha annunciato il Ministero degli Esteri Yair Lapid.
Dopo che il gabinetto del Primo Ministro Naftali Bennett ha approvato le misure, il Ministro della Protezione Ambientale Tamar Zandberg (Meretz) ha annunciato “un momento storico per la salute, l’ambiente e le generazioni future”.
“Il Governo israeliano ha deciso di approvare una decisione senza precedenti, la quale stabilisce che entro il 2050 Israele passerà a un’economia a basse emissioni di carbonio, affrontando così la crisi climatica che minaccia tutta l’umanità”.
“Di concerto con l’Accordo di Parigi e gli impegni climatici internazionali, e per non superare la soglia di riscaldamento globale di 1,5 gradi Celsius, Israele è impegnato a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni di carbonio entro l’anno 2050”, ha aggiunto.
La mozione chiede di ridurre le emissioni di carbonio di almeno l’85% entro il 2050 rispetto ai livelli del 2015, anno in cui sono stati siglati gli accordi climatici di Parigi, con un obiettivo intermedio del 27% entro il 2030.
Israele ha firmato l’Accordo di Parigi del 2015, impegnandosi solamente a mantenere stabili le sue emissioni di carbonio fino al 2030. Tuttavia, già dallo scorso Novembre si è manifestata l’aspirazione a raggiungere un obiettivo ben più rilevante e ambizioso.
L’allora Ministro dell’Energia Yuval Steinitz, infatti, aveva proposto un piano di riduzione del 30% delle emissioni di gas serra entro il 2030. Soglia, però, che fu aspramente criticata dall’allora Ministro della Protezione dell’Ambiente Gila Gamliel: in primis, perché ritenuta non sufficiente, e poi, perché il piano in cui questa si collocava prevedeva, a suo parere, un’eccessiva dipendenza dall’estrazione di gas naturale.
L’attuale piano per il 2050 prevede una riduzione del 96% delle emissioni di gas serra nel settore dei trasporti, dell’85% nel settore dell’elettricità e del 92% nei rifiuti urbani.