di Redazione
Nonostante le 48 aggiuntive concessegli dal presidente Rivlin, il leader di Kahol Lavan Benny Gantz non è riuscito a creare una coalizione di governo. E ora che il termine è scaduto l’ombra delle quarte elezioni è sempre più grande.
Un articolo del sito Israele.net riassume bene la situazione attuale e le prospettive che si aprono.
“Dal momento che i partiti Blu-Bianco e Likud non sono riusciti a trovare un accordo di coalizione entro la mezzanotte di mercoledì, il presidente d’Israele Reuven Rivlin ha informato giovedì mattina il leader di Blu-Bianco Benny Gantz, nella sua veste di presidente del parlamento, che demandava alla Knesset il compito di trovare il nome del politico cui dare l’incarico di formare il nuovo governo – riporta il sito -. A questo punto, in base a quanto prevede la legge israeliana, entro 21 giorni una maggioranza di parlamentari può raccomandare per iscritto al presidente il nome di un parlamentare, il quale avrebbe a sua volta 14 giorni di tempo per formare la nuova coalizione di governo.
Pertanto, se nei prossimi 21 giorni almeno 61 parlamentari firmeranno un documento di formale sostegno a un loro collega, quella persona riceverà l’incarico di formare il nuovo governo. Altrimenti, il paese dovrà andare di nuovo alle urne.
Passando il mandato alla Knesset, commenta Raoul Wootliff su Times of Israel, in sostanza Rivlin concede a Netanyahu e Gantz altre tre settimane per siglare un accordo fra loro, o per tentare altre combinazioni di governo teoricamente possibili. D’altra parte, sottolinea Jeremy Sharon su Jerusalem Post, la scelta di Rivlin di non conferire l’incarico a Netanyahu, come avrebbe potuto fare, e dunque di accorciare il tempo a disposizione, è dettata dalla volontà di accrescere la pressione su entrambe le parti affinché scendano a compromessi”.
Secondo un recente sondaggio, il Likud potrebbe ottenere una netta maggioranza in caso di una quarta elezione anticipata, e gran parte dell’opinione pubblica giudica complessivamente positiva la gestione da parte del governo Netanyahu della crisi da coronavirus. D’altra parte, i contraccolpi che sta subendo l’economia del paese (la disoccupazione è passata in meno di due mesi dal 4% al 26%) fanno pensare che tra pochi mesi che le eventuali elezioni potrebbero aver luogo in un’atmosfera molto diversa. E non è né nemmeno chiaro come potrebbero tecnicamente tenersi se la pandemia non dovesse recedere.
Per quanto concerne il Likud, la preoccupazione principale riguarda ciò che potrebbe accadere al momento della rotazione al timone, prevista dopo un anno e mezzo, quando Gantz diventerebbe primo ministro con Netanyahu nel posto di vice. La posizione di vice primo ministro è assimilata a quella di qualsiasi altro ministro e la legge israeliana impone ai ministri formalmente incriminati di dimettersi dalle loro cariche (mentre non prevede questo obbligo per il primo ministro in carica). Il Likud chiede di modificare la legge per impedire che Netanyahu, una volta diventato vice, sia costretto a dimettersi.
Blu-Bianco considera questa modifica un tentativo di aggirare la giustizia.
Un altro punto chiave, riporta israele.net, di disaccordo è la preoccupazione di Netanyahu che la Corte Suprema, chiamata ad interpretare la legge attualmente in vigore, possa deliberare che un politico formalmente incriminato può sì rimanere primo ministro, ma non può diventare primo ministro. Se così fosse, Gantz resterebbe primo ministro per tutta la durata del governo di coalizione. A quanto risulta, Netanyahu ha cercato di ideare una sorta di garanzia legislativa che Gantz non assumerebbe la carica di primo ministro nel caso la Corte si esprimesse in questo modo.
Non basta. Gantz è attualmente il presidente della Knesset e controlla l’agenda parlamentare. Una minaccia che incombe sulle trattative per la coalizione è che, se il Likud interrompe i colloqui, Gantz e i suoi parlamentari di Blu-Bianco possono tornare a fare blocco con i parlamentari anti-Netanyahu e far passare una legge che impedisca tout-court a una persona incriminata (vale a dire Netanyahu) di ricoprire la carica di primo ministro.
Come che sia, conclude Times of Israel, un accordo Netanyahu-Gantz darebbe a Israele il suo primo governo stabile dal dicembre 2018 e garantirebbe un prezioso periodo di calma politica nel mezzo di una crisi sanitaria globale che sta comportando un devastante prezzo economico e sociale.