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Mentre la diplomazia è febbrilmente al lavoro, la possibilità di una tregua fra Israele e Hamas sembrerebbe più vicina. Come riporta La Repubblica, Hamas ha acconsentito, in via di principio, al cessate-il-fuoco umanitario proposto dal segretario di Stato americano, John Kerry, una tregua di cinque giorni a partire da sabato notte per fermare l’esercito israeliano e il contestuale lancio di razzi da Gaza. Il movimento islamista avrebbechiesto garanzie su altre questioni, come il rilascio dei prigionieri palestinesi e l’allargamento dell’area di pesca davanti le coste di Gaza.
Anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe accettato il piano e starebbe premendo sul suo gabinetto di sicurezza, dicono diversi media israeliani.
Qualora si trovasse l’accordo per far tacere temporaneamente le armi, il negoziato per un’intesa permanente e complessiva si terrebbe al Cairo. Un passo avanti importante, una piccola svolta rispetto alla chiusura di mercoledì sera, quando era arrivato lo stop di Hamas: “Niente cessate il fuoco se l’Idf (l’esercito israeliano, ndr) non lascia la Striscia e toglie il blocco”. Ieri c’era stata la chiusura altrettanto secca di Tel Aviv: “Difficile una tregua nei prossimi giorni se la condizione è che le truppe si ritirino”, ha detto il ministro della Scienza Yakoov Peri, ex capo della sicurezza: “Posso dire con certezza che due o tre giorni non saranno abbastanza per distruggere tutti i tunnel”.
Il segretario di stato Usa John Kerry, che ha incontrato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukri, ha proposto un piano in due fasi per fermare le ostilità in corso nella striscia di Gaza, che sinora hanno causato la morte di 828 palestinesi e 34 israeliani, tra cui 33 soldati. Stando a quanto riferito da una fonte americana al New York Times, la proposta di Kerry prevede un cessate il fuoco umanitario di cinque giorni, seguito dall’avvio dei negoziati al Cairo tra esponenti israeliani e palestinesi, affiancati da delegati internazionali, su questioni economiche, politiche e di sicurezza inerenti la striscia di Gaza. Secondo la fonte, il principale punto di disaccordo riguarderebbe l’intenzione di Israele di lasciare i soldati a Gaza durante il cessate il fuoco. Il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà oggi per valutare la proposta americana.
Ma intanto venerdì mattina, nonostante le voci di tregua, la frangia più radicale di Hamas ha lanciato almeno tre missili a lunga gittata verso l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv. Le brigate Ezzedin al Qassam, si legge nel comunicato, “hanno lanciato tre razzi di tipo M75 alle 11:45 locali (le 10:45 in Italia) verso l’aeroporto Ben Gurion”, si legge nel comunicato del gruppo. Un’abitazione, inoltre, sarebbe stata colpita da un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza ad Ashkelon, nel sud di Israele, dove lo scudo Iron Dome ha intercettato una decina di razzi.
Intanto preoccupa la situazione in Cisgiordania: almeno due palestinesi sono rimasti uccisi e 200 feriti negli scontri notturni avvenuti a Qalandiya, durante una marcia di protesta tra Ramallah e Gerusalemme Est. Le fazioni palestinesi hanno proclamato la “giornata della collera” e la polizia ha vietato ai maschi sotto i 50 anni di avvicinarsi alla moschea di al-Aqsa, a Gerusalemme, dove di solito il venerdì, soprattutto nel mese di Ramadan, si radunano i fedeli. Dei 200 feriti negli scontri avvenuti a Qalandiya tra i circa 10mila manifestanti e la polizia, alcuni versano in condizioni critiche.
Intanto manifestazioni contro Israele si registrano un po’ ovunque: in Iran centinaia di migliaia di persone sono scese in strada a teheran e in altre città del Paese al grido di “Morte a Israele”.