di Redazione
Dopo l’attacco con razzi provenienti dal Libano e da Gaza su Israele lo scorso 6 aprile, la situazione nel Medio Oriente si è deteriorata rapidamente nelle ultime settimane. Nonostante i vari sforzi per riportare la calma, stiamo assistendo a un’escalation di tensione molto pericolosa.
Le ultime notizie riferiscono che almeno 13 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi aerei israeliani nella Striscia di Gaza prima dell’alba, tra cui tre comandanti del gruppo militante Palestinian Islamic Jihad (PIJ). Altre 20 persone sono rimaste ferite e, secondo le autorità sanitarie palestinesi, tra i morti ci sono anche donne e bambini. Questa offensiva, chiamata Operazione Scudo e Freccia (Shield and Arrow), è stata condotta dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) in coordinamento con i servizi di intelligence interna (Shin Bet) contro la Jihad islamica palestinese a Gaza.
L’operazione è stata la risposta ai disordini che si sono verificati intorno alla Striscia di Gaza, compresi i continui lanci di razzi sulle città israeliane. Come riportano la BBC e The Jerusalem Post, Israele ha affermato di aver lanciato l’operazione contro i militanti che rappresentavano una minaccia imminente per i suoi cittadini.
Tra i capi del movimento Jihad islamico morti, secondo fonti ufficiali israeliane, ci sono il comandante della regione nord, Khalil al Bahtimi, che era considerato responsabile dei recenti lanci di razzi dalla Striscia di Gaza, e il segretario del consiglio militare delle Brigate al Quds (il braccio armato della Jihad islamica), Jihad Ghannam. È stato riportato che anche Tariq Ezz el Din, uno degli organizzatori delle operazioni in Cisgiordania, è stato ucciso durante il bombardamento.
Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha avvertito i capi delle autorità locali nella zona di confine di Gaza che la campagna contro la Jihad islamica palestinese potrebbe durare a lungo. «Dobbiamo essere preparati per qualsiasi scenario, inclusa una campagna prolungata», ha detto Gallant. Ha inoltre dichiarato che «Israele cerca stabilità nel Medio Oriente mentre il gruppo terroristico finanziato dall’Iran, Hamas, lancia attacchi e, contemporaneamente, danneggia la sua stessa gente, i residenti palestinesi a Gaza».
La Jihad islamica, dal canto suo, ha giurato vendetta e si prevede che i militanti con sede a Gaza rispondano con il lancio di razzi su Israele. Il PIJ ha dichiarato «di ritenere il nemico sionista pienamente responsabile di questo atroce massacro terroristico che ha superato ogni limite e ha costituito una grave violazione del cessate il fuoco» aggiungendo che la risposta palestinese non sarà ritardata e che il nemico non raggiungerà i suoi obiettivi «continueremo il nostro sacro dovere di resistere al nemico e affrontarlo in tutte le arene».
Il capo dell’ufficio politico delle Brigate Al-Quds del PIJ, Mohammed al-Hindi, ha dichiarato che «Israele pagherà per il suo vile crimine» e che la resistenza continuerà a intensificarsi. Il gruppo ha confermato che i tre funzionari uccisi erano coinvolti in attività militari e ha promesso che il loro martirio aumenterà la loro determinazione.
A sua volta, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha affermato che Israele «pagherà il prezzo per il suo crimine» e che le fazioni palestinesi determineranno come infliggere dolore al nemico. Anche la leadership di Hamas e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina hanno minacciato che Israele pagherà un caro prezzo per i suoi crimini.
L’Autorità Palestinese ha condannato l’escalation di violenza e ha avvertito l’amministrazione americana di non permettere a Israele di commettere continui crimini contro il popolo palestinese. Il primo ministro dell’AP, Mohammad Shtayyeh, ha accusato Israele di praticare il «terrorismo di stato organizzato». L’organizzazione Hezbollah ha espresso sostegno e solidarietà alla Jihad islamica palestinese, affermando che l’eliminazione dei loro leader aumenterà l’unità e la determinazione nella lotta per la vittoria.
Intanto a Gaza si stanno svolgendo i funerali per i terroristi uccisi durante la notte. Si prevede che i lanci di razzi di rappresaglia verso Israele potrebbero iniziare quando i funerali saranno finiti.
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Come è nata questa nuova recrudescenza del mai sopito conflitto israelo-palestinese? Vediamo di ricostruire in breve gli avvenimenti i che si sono succeduti nelle ultime settimane:
Israele aveva accusato fazioni palestinesi legate ad Hamas di essere responsabili del lancio di 34 missili dal Libano verso la Galilea occidentale. Allo stesso tempo – come hanno riportato numerosi lanci di agenzia, tra cui Ansa e TG24.sky – Gaza aveva lanciato 7 razzi, di cui 5 contro Israele, nel giorno della celebrazione di Pesach. Questi eventi si sono svolti in un contesto di crescente tensione sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, dove si sono verificati episodi violenti.
L’attacco dal Libano è considerato il più grave dalla guerra del 2006. Dei 34 razzi, 25 sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome, mentre 5 hanno causato danni materiali e ferito due persone. Gli altri 4 razzi non sono stati localizzati. L’Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon) ha descritto la situazione come estremamente seria, invitando alla calma e ad evitare l’escalation.
Nonostante i rapporti di un possibile bombardamento israeliano, Israele aveva dichiarato di non aver risposto militarmente all’attacco proveniente dal Libano, segnando una deviazione dalla prassi abituale. Tuttavia, il governo israeliano aveva dichiarato che i responsabili dell’attacco «avrebbero pagato un prezzo» preparando diverse opzioni di risposta, coinvolgendo sia il Libano che Gaza. (Netanyahu: «Colpiremo nostri nemici e pagheranno prezzo».).
Hamas, dal canto suo, aveva promesso di non rimanere passiva di fronte all’aggressione israeliana alla moschea di al-Aqsa e aveva chiesto un’unità tra tutte le organizzazioni palestinesi per intensificare la resistenza all’occupazione israeliana.
Intanto, le violenze non si sono arrestate: in quei giorni due donne israeliane sono state uccise e una terza gravemente ferita in un attacco a colpi di arma da fuoco contro il veicolo su cui viaggiavano nei pressi di un insediamento nel nord della Cisgiordania. L’attacco era giunto poche ore dopo che Israele aveva colpito con razzi il Libano e la Striscia di Gaza.
La situazione è stata condannata dalle Nazioni Unite, che hanno chiesto moderazione a tutte le parti coinvolte. Gli Stati Uniti hanno sostenuto il diritto di Israele di difendersi da ogni aggressione. Nonostante le divergenze politiche interne, l’unità è stata rinforzata in Israele riguardo alla sicurezza del Paese.
Il primo ministro libanese, a sua volta, ha condannato il lancio dei razzi dal suo territorio affermando che il Libano rifiuta qualsiasi escalation e l’uso del suo territorio per destabilizzare la situazione.