di Luciano Assin
Uno spettro si aggira nei corridoi della politica israeliana: la quasi certa possibilità di elezioni anticipate in Israele. L’attuale coalizione di governo si è drasticamente ristretta, passando da una maggioranza di 66 seggi ad una striminzita coalizione di 61 sui 120 totali di cui è composta la Knesset, il parlamento israeliano.
Poiché anche all’interno della compagine governativa esistono non pochi dissidenti, dipende dal carattere delle leggi a cui bisogna votare, tutto il lavoro parlamentare è di fatto bloccato. Ormai sono tutti concordi che l’attuale legislatura ha finito il suo corso ed adesso si tratta solo di trovare la giusta data per indire nuove elezioni che in condizioni normali avrebbero dovuto svolgersi nel novembre 2019.
La mossa decisiva spetta, come sempre, a Nethanyau che sta calcolando col bilancino le possibili date a lui favorevoli. La più logica sarebbe quella della seconda metà di Maggio, dopo le celebrazioni del giorno dell’Indipendenza e dopo l’Eurofestival canoro che si svolgerà nello stato ebraico dopo la vittoria di Netta Barzilai lo scorso anno.
Ma i calcoli del premier israeliano non sono assolutamente compatibili con molti dei partiti della coalizione, così che la data definitiva da decidere è ancora in alto mare. Di sicuro è il fatto che la campagna elettorale è già iniziata e tutti i leader politici non fanno che sprecare dichiarazioni indirizzate esclusivamente al proprio bacino elettorale. La cosa più delicata è quella di non essere identificato come il principale responsabile della fine di una coalizione che si è rivelata la più a destra di tutta la storia politica israeliana.
Nonostante le innumerevoli inchieste giudiziarie in cui Bibi si trova implicato, è chiaro che l’attuale premier israeliano continuerà ad essere il principale protagonista della vita politica israeliana. La vera domanda è lo spessore e il numero dei vari seggi che ogni altro partito potrà portare come dote per partecipare alla nuova coalizione. Non c’è dubbio che Nethanyau abbia preso molte decisioni impopolari e talvolta contrarie ai propri principi pur di mandare avanti l’attuale compagine governativa.
La sinistra israeliana è letteralmente fuori gioco, e sarà un miracolo se riuscirà a mantenere il numero attuale dei propri rappresentanti. Vista la mancanza di una vera alternativa al carisma di Bibi, l’unica speranza è quella di riuscire a spostare l’elettorato di centrodestra verso partiti indirizzati verso una conduzione più moderata e pragmatica del paese.