di Nathan Greppi
Lunedì 26 febbraio Yuval Steinitz, il Ministro dell’Energia Israeliano (nella foto), ha partecipato a una conferenza a Tel Aviv presso l’Istituto per l’Energia e l’Ambiente in Israele, e si è rivolto al pubblico con questo messaggio: il governo cercherà di mettere al bando l’importazione di gas e macchine a gasolio entro 12 anni, per investire in auto elettriche ed energie alternative.
Come riporta il Jerusalem Post, Steinitz ha dichiarato che “intendiamo arrivare a una situazione in cui l’industria israeliana userà gas naturale e, ancora più importante, i trasporti in Israele si baseranno (solo) su gas naturale ed elettricità. Dal 2030, lo Stato d’Israele creerà alternative e non permetterà più l’importazione di gasolio e macchine a diesel.” Una direzione, questa, in cui si stanno muovendo anche paesi europei come l’Olanda e la Norvegia.
Steinitz ha aggiunto che vuole creare un’intera economia fondata esclusivamente su energie rinnovabili e gas naturale, abbandonando per sempre gasolio, benzina e carbone.
I nemici dell’ambiente
Ma non tutti, in Israele, vedono di buon occhio le sue mosse: infatti, durante la conferenza, è stato più volte fischiato e interrotto da manifestanti ambientalisti i quali considerano pericolose le piattaforme situate sul giacimento di Leviathan, ricco di gas naturale e ad appena 10 chilometri dalla costa. Le loro proteste, secondo il Ministro, hanno ritardato per anni lo sviluppo nelle estrazioni di gas dal Leviathan, facendo perdere al governo miliardi di dollari.
Steinitz ha aggiunto anche che, secondo un rapporto dell’OCSE, sono 2.500 gli israeliani morti per colpa dell’inquinamento atmosferico nel 2015, sette volte il numero di quelli morti in incidenti stradali nel 2017. Considerando che negli anni il traffico nelle strade israeliane è aumentato considerevolmente, si è fatta sentire la necessità di ridurre i combustibili fossili.
Attualmente, il 70% della corrente elettrica in Israele è prodotta tramite il gas naturale, derivante principalmente dal giacimento di Tamar. Il resto deriva principalmente dal carbone, e solo il 2% dalle energie rinnovabili. Un netto miglioramento, considerando che solo 5 anni fa più di metà dell’elettricità derivava dal carbone. Steinitz spera che, entro il 2030, Israele produrrà tramite il gas naturale l’80% della sua energia, e il resto mediante fonti rinnovabili.
Il seguito, ha spiegato che i giacimenti di gas di Leviathan, Karish e Tanin, nei quali le estrazioni inizieranno entro il 2019, non solo hanno di fatto reso Israele indipendente dal punto di vista energetico, ma in più gli permetteranno di esportare gas in Egitto e in Giordania, con i quali sono già stati firmati degli accordi rispettivamente da 15 e da 10 miliardi di dollari.