di Giovanni Panzeri
In mattinata, durante una seduta particolarmente tesa e caotica, la Commissione sulla Costituzione, la Legge e la Giustizia della Knesset ha approvato in prima lettura la controversa riforma del sistema giudiziario israeliano, che di fatto pone la Corte Suprema sotto il controllo del governo e che adesso dovrà essere votata dal parlamento in seduta plenaria.
Oltre 90.000 cittadini israeliani, un numero in continuo aumento, si sono riversati per le strade di Gerusalemme circondando la Knesset, per protestare contro il serio “pericolo di una dittatura”, come ha affermato Eliad Shraga, uno dei leader della protesta e capo del Movimento per la Qualità di Governo, intervistato dal Times of Israel.
Il disegno di legge approvato, spiega il ToI, conferisce al governo il pieno controllo delle nomine nel sistema giudiziario israeliano, compresa la Corte Suprema, mentre impedisce a quest’ultima di abrogare o emendare le leggi fondamentali di Israele.
“ Questa riforma sta lacerando la società israeliana” ha affermato il leader dell’opposizione Yair Lapid. “Se viene votata, sarà la fine della democrazia. Sapete bene – ha continuato rivolgendosi ai parlamentari del Likud che si sono opposti alla riforma – che ciò che vi stanno chiedendo di votare è sbagliato e terribile. Non potete farlo.”
In seguito alle richieste di compromesso e di tempo per negoziare presentate dal presidente israeliano Isaac Herzog il ministro della Giustizia Yarin Levin ha chiarito che le votazioni non si terranno oggi, ma questo mercoledì o lunedì prossimo. Lo staff del ministro ha, inoltre, ribadito che il governo, pur essendo aperto al dialogo e a qualche compromesso, non ha alcuna intenzione di fermare o ritardare il processo legislativo.
Il ministro Levin e il parlamentare Simcha Rothman, capo della Commissione, hanno comunque invitato i leader dell’opposizione ad un abboccamento presso gli uffici del presidente Herzog.
Un invito che, finora, è stato decisamente respinto: “l’arresto immediato del processo legislativo è una condizione imprescindibile per l’inizio delle negoziazioni” ha detto Yair Lapid, chiarendo che senza di esso quella del governo del governo non può essere considerata una proposta seria.
Le manifestazioni
Lo scontro sta coinvolgendo ampi settori della società israeliana, come testimoniano non solo le recenti proteste ma anche la presa di posizione di 7 premi nobel israeliani e la richiesta di dialogo presentata da 70 autorità locali, tra cui diversi sostenitori della manovra.
Tuttavia le ramificazioni della questione si sono diffuse ben oltre i confini di Israele, nella diaspora ebraica, come dimostra il dibattito scatenato nelle scorse settimane da una lettera aperta firmata da centinaia di leader della comunità ebraica negli Stati Uniti.
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Articolo in aggiornamento.
(Foto: Ittay Flescher, Plus61J Media)