di Ilaria Ester Ramazzotti
Nell’ultima settimana sono stati circa 450 i razzi lanciati da Gaza contro Israele, fino allo stabilirsi di una tregua stabilita fra Gerusalemme e la Jihad islamica. Il 19 novembre il sistema di difesa dell’esercito israeliano ha inoltre intercettato quattro razzi lanciati dalla Siria verso lo stato ebraico. I quattro razzi sono stati lanciati in direzione del monte Hermon sulle alture del Golan e poi intercettati in volo. Non ci sono stati feriti o vittime.
In una dichiarazione, l’IDF (l’esercito israeliano) ha in particolare affermato di aver “identificato quattro lanci dal territorio siriano verso il territorio israeliano che sono stati abbattuti dai militari che gestiscono il sistema di difesa missilistica Iron Dome”.
La radio militare dell’esercito israeliano ha definito l’attacco un atto molto grave e ha comunicato che potrebbe esserci presto una reazione da parte di Gerusalemme. I media israeliani riportano che è possibile che quanto accaduto rientri nei tentativi dell’Iran di destabilizzare il confine settentrionale di Israele. Il tentativo avverrebbe anche attraverso il gruppo terroristico libanese Hezbollah e altre milizie sciite, appoggiate dall’Iran, che sono attivi nella regione.
Negli ultimi anni Israele ha effettuato centinaia di attacchi aerei contro obiettivi collegati all’Iran in Siria.
Il ministro degli Esteri Israel Katz ha detto al sito di notizie Ynet che il lancio dei quattro missili dalla Siria “è un’operazione iraniana contro lo Stato di Israele”, specificando che “lo Stato di Israele continuerà ad agire secondo la sua linea politica, che era e rimane quella di impedire all’Iran di affermarsi nell’area”. Secondo il ministro, le azioni di Israele contro l’Iran nella regione settentrionale dello Stato ebraico hanno dato i loro frutti e la minaccia di Teheran è attualmente inferiore rispetto a diversi anni fa. “La minaccia iraniana esiste – ha aggiunto Katz, come riporta The Times of Israel -, ma è inferiore a quella di una volta, nel senso che l’Iran sta risentendo molto delle sanzioni americane”.