Da sinistra, Arbel Yehoud e Agam Berger

Israele: questa settimana doppio rilascio di ostaggi da Gaza

Israele

di Anna Balestrieri
Un’importante svolta è stata annunciata domenica notte, alla vigilia della Giornata della Memoria: Israele è riuscito ad accelerare una fase del processo di rilascio degli ostaggi, utilizzando l’accesso dei palestinesi al nord della Striscia di Gaza come leva nelle trattative.

Grazie a una posizione negoziale rigida, Israele ha ottenuto che questa settimana si svolgano due fasi di rilascio anziché una. Sono previsti sei ostaggi: tre giovedì e tre sabato.

Crisi nei negoziati e la pressione di Netanyahu

Lo scorso weekend, Hamas ha mancato di rispettare la seconda fase dell’accordo, sostituendo un’ostaggio civile, Arbel Yehoud, con un soldato israeliano. Il governo Netanyahu ha deciso di proseguire l’accordo, ma ha ritardato il ritorno dei palestinesi a nord di Gaza finché Hamas non ha fornito prove sulla sopravvivenza di Yehoud.

Le promesse di Hamas e dei mediatori, Egitto e Qatar, secondo cui Yehoud sarebbe stata rilasciata sabato insieme ad Agam Berger, un’altra soldatessa, e un uomo anziano, non hanno soddisfatto Netanyahu. Nonostante il timore che l’intransigenza nella trattativa potesse mettere a repentaglio il processo, la determinazione del governo israeliano ha invece accelerato il ritorno degli ostaggi.

Hamas ha fornito una lista delle condizioni degli ostaggi previsti per il rilascio: dei 33 previsti dall’accordo iniziale (sette già tornati), una parte non è sopravvissuta. In cambio, lunedì mattina è stato permesso il movimento dei palestinesi verso il nord di Gaza.

Il ministro della difesa israeliano ha dichiarato che la priorità rimane il ritorno di tutti gli ostaggi, vivi o deceduti, ma ha anche ammesso le difficoltà di ottenere informazioni affidabili su coloro che sono ancora dispersi. “Non lasceremo indietro nessuno,” ha affermato, sottolineando la complessità delle trattative in corso con Hamas.

Fonti vicine ai negoziati riferiscono che Hamas ha fornito liste parziali di nomi e dettagli sugli ostaggi. Tuttavia, alcune informazioni sono discordanti, e si teme che le morti non siano state segnalate immediatamente. Tra questi ostaggi, ci sarebbero civili e militari, tra cui bambini e anziani, che potrebbero non aver avuto accesso alle cure mediche necessarie.

La notizia del possibile decesso di otto ostaggi ha suscitato indignazione e dolore tra le famiglie, che chiedono maggiore trasparenza da parte del governo e un impegno concreto per portare a termine le trattative. Molti temono che il prolungarsi delle operazioni possa mettere a rischio ulteriori vite.

Intanto, le famiglie degli ostaggi hanno organizzato manifestazioni pubbliche per chiedere l’immediata conclusione degli accordi e il ritorno di tutti i prigionieri. “Ogni giorno che passa è un giorno di troppo,” ha dichiarato un familiare durante un raduno a Tel Aviv.

Tensioni politiche e il ruolo degli Stati Uniti

Il governo Netanyahu sta cercando di calmare i suoi alleati politici, mentre emergono segnali confusi dagli Stati Uniti. Sabato scorso, l’ex presidente Trump ha suggerito il trasferimento di gazawi in Egitto e Giordania per favorire la ricostruzione di Gaza, un’idea che i leader regionali difficilmente accetteranno. Tra le idee di Trump c’era stata persino quella di trasferire due milioni di gazawi in Indonesia.

Trump incontrerà Netanyahu a Washington a febbraio per discutere il futuro degli accordi, una riunione cruciale per il Medio Oriente. Tuttavia, le tensioni interne in Israele, in particolare con i partiti di destra, potrebbero complicare l’esecuzione della prossima fase del cessate il fuoco.

Le testimonianze delle osservatrici dell’IDF

I media israeliani hanno pubblicato le testimonianze delle quattro soldatesse israeliane – Naama Levy, Daniella Gilboa, Karina Ariev e Liri Albagrilasciate da Hamas sabato scorso. Nei primi colloqui con le loro famiglie e le autorità israeliane, hanno raccontato della loro prigionia.

Secondo Kan, emittente pubblica israeliana, una prigioniera più anziana si è presa cura di loro nei primi giorni, garantendo che avessero cibo e la possibilità di lavarsi. Successivamente hanno scoperto che questa persona era stata uccisa durante la prigionia.

Le ex prigioniere hanno dichiarato che Hamas le spostava frequentemente, travestendole da donne palestinesi, e che sono state detenute sia in edifici che in tunnel.

Il ritorno delle soldatesse sabato 

Naama Levy, Daniella Gilboa, Karina Ariev e Liri Albag sono tornate in Israele. Per il loro rilascio, sono stati liberati 200 detenuti palestinesi.

Durante il loro sequestro, le soldatesse hanno avuto accesso a trasmissioni televisive, soprattutto di Al Jazeera, e sono venute a conoscenza degli scontri in corso tra l’esercito israeliano e Hamas. Hanno anche appreso del crollo di un edificio a Gaza nel dicembre 2023, che ha causato la morte di 21 soldati israeliani. Quel mese è stato descritto come il più intenso della loro prigionia.

Pur rientrate in condizioni fisiche stabili, hanno raccontato di essere state trattate duramente dai loro rapitori, che le chiamavano “le soldatesse”. Liri Albag si è distinta per la sua leadership nel prendersi cura del gruppo e nel comunicare con i militanti.

Le giovani donne hanno riflettuto sulla loro esperienza durante la manifestazione di Hamas per il loro rilascio, dichiarando di aver cercato di mostrarsi indifferenti alla prigionia e più forti che mai.

Privazioni e umiliazioni

Secondo ulteriori dettagli forniti da Channel 12, le soldatesse hanno vissuto momenti di grave privazione, talvolta senza cibo, e con la costante paura degli attacchi israeliani. Alcune hanno incontrato funzionari di Hamas e hanno avuto accesso limitato all’assistenza medica, rimanendo per mesi senza docce o condizioni igieniche adeguate.

Sono state costrette a cucinare per i militanti e a pulire i loro bagni, subendo un enorme peso mentale ed emotivo. Era vietato tenersi per mano o piangere insieme, aumentando ulteriormente il disagio psicologico.

La situazione degli ostaggi e i passi che seguiranno

Le soldatesse Naama Levy, Daniella Gilboa, Karina Ariev e Liri Albag, catturate il 7 ottobre 2023 presso la base di Nahal Oz, fanno parte di un gruppo di 15 osservatrici dell’IDF, uccise o rapite durante l’attacco. Di queste, alcune rimangono ancora nelle mani di Hamas, come Agam Berger, mentre altre sono state uccise o recuperate in diverse operazioni.

La liberazione di Agam Berger, secondo recenti indiscrezioni, è prevista per questo giovedì, il 30 di gennaio.

Attualmente, ci sono 90 ostaggi ancora sequestrati a Gaza, di cui 35 sono stati dichiarati morti. Un totale di 165 ostaggi è stato restituito a Israele, 120 dei quali vivi. Di questi, 112 sono stati liberati tramite accordi di scambio, mentre otto sono stati salvati direttamente dall’esercito israeliano.