Israele recupera i corpi di sei ostaggi a Gaza: lutto, rabbia e speranza per il rilascio dei prigionieri rimasti

Israele

di Anna Balestrieri
Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno confermato di aver recuperato i corpi di sei ostaggi israeliani durante un’operazione notturna a Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale. Gli ostaggi sono stati identificati come Yoram Metzger (in alto al centro), Alexander Dancyg (in alto a destra), Avraham Munder (in basso al centro), Chaim Peri (in basso a sinistra), Nadav Popplewell (in alto a sinistra) e Yagev Buchshtab (in basso a destra).

Le vite dietro ai nomi degli ostaggi

Chaim Peri, 80 anni, è stato descritto dal suo kibbutz come “un imprenditore, umanista, attivista per la pace e fondatore della White House Gallery”. È stato rapito dopo aver salvato sua moglie, Osnat, durante il massacro del 7 ottobre. È sopravvissuto per mesi in condizioni disumane nei tunnel di Hamas prima di essere brutalmente assassinato in cattività. Il suo kibbutz ha sottolineato che il ritorno del suo corpo evidenzia l’urgenza di salvare tutti gli ostaggi rimanenti.
Yoram Metzger, anch’egli 80enne e membro del Kibbutz Nir Oz, è stato rapito insieme a sua moglie, Tamar, che è stata successivamente rilasciata. Il suo kibbutz lo ha ricordato come una persona piacevole e gentile, coinvolta in diverse attività all’interno della comunità. Il kibbutz ha ribadito l’importanza di un accordo per riportare a casa tutti gli ostaggi.
Alexander Dancyg, 75 anni, Avraham Munder, 78, e gli ostaggi più giovani Nadav Popplewell, 51 anni, e Yagev Buchshtab, 35 anni, sono stati tutti rapiti durante il pogrom di Hamas del 7 ottobre contro il Kibbutz Nir Oz e il Kibbutz Nirim. Mentre la morte di cinque ostaggi era stata confermata negli ultimi mesi, la morte di Munder non era stata ufficialmente dichiarata dall’IDF fino ad ora.

Le reazioni dei famigliari

Come era immaginabile, le reazioni dei famigliari dei sei ostaggi non si sono fatte attendere.

Mati Dancyg, figlio di Alex Dancyg, si scaglia contro il governo del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, accusandolo di aver “scelto di abbandonare gli ostaggi per sopravvivere”. Parlando all’emittente pubblica Kan, Dancyg fa riferimento alle testimonianze degli ostaggi liberati, secondo cui Alex era in condizioni discrete nei primi mesi di prigionia. “Lui e tutti gli ostaggi avrebbero potuto essere riportati indietro”, accusa. “Netanyahu ha scelto di sacrificare gli ostaggi. Il karma lo giudicherà e la pagherà cara”

La famiglia di Yagev Buchshtav, 35 anni, la cui morte è stata confermata a luglio, ha dichiarato in un comunicato che, pur essendo felice per la “chiusura” del ritorno del suo corpo, “continuerà a lottare insieme alle altre famiglie degli ostaggi”. Era stato rapito insieme alla moglie Rimon Kirsht Buchshtav, 36 anni, dalla loro casa nel Kibbutz Nirim il 7 ottobre e rilasciata nell’accordo di novembre.

“Sappiamo che è sopravvissuto a febbraio alla prigionia. Lui e gli altri avrebbero potuto essere salvati. Per questo è importante salvare chi può, in modo che nessun’altra famiglia si trovi nella nostra situazione. Siamo in lutto da tempo”, ha dichiarato la famiglia Buchshtav.

La figlia di Chaim Peri, 79 anni, ha dichiarato: “È impossibile ignorare il sentimento di rabbia. Per la terribile negligenza che ha portato al suo rapimento il 7 ottobre e per la continua negligenza nella decisione di non liberarlo e salvarlo quando era ancora vivo”. “L’opinione pubblica deve sapere che questo è il destino degli ostaggi che vengono abbandonati in cattività. In questo giorno, penso soprattutto agli ostaggi che stanno ancora morendo [a Gaza], soggetti allo stesso pericolo e bisognosi di un soccorso immediato”, ha dichiarato.

“Il recupero dei corpi di Abraham, Alex, Chaim, Yagev, Yoram e Nadav fornisce alle loro famiglie la necessaria chiusura e garantisce il riposo eterno agli assassinati – si legge in una nota del Forum delle famiglie degli ostaggi -. Israele ha l’obbligo morale ed etico di restituire tutti gli assassinati per una degna sepoltura e di riportare a casa tutti gli ostaggi vivi per la riabilitazione. La restituzione immediata dei restanti 109 ostaggi può essere ottenuta solo attraverso un accordo negoziato. Il governo israeliano, con l’assistenza di mediatori, deve fare tutto ciò che è in suo potere per finalizzare l’accordo attualmente sul tavolo”.

Il commento del Primo ministro Benjamin Netanyahu 

Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha riconosciuto il coraggio di coloro che hanno partecipato all’operazione, affermando: “Stanotte, le nostre forze hanno riportato i corpi di sei dei nostri ostaggi sequestrati dall’organizzazione terroristica assassina Hamas. I nostri cuori soffrono per la terribile perdita.” (https://edition.cnn.com/2024/08/20/middleeast/israeli-hostages-gaza-intl-hnk/index.html)

Le prospettive

L’IDF ha notato che l’operazione è stata resa possibile grazie a un’intelligence precisa da parte dell’ISA, delle unità di intelligence dell’IDF e della Direzione dell’Intelligence dell’IDF Hostage Headquarters. Tuttavia, le circostanze che hanno portato alla morte degli ostaggi rimangono oggetto di indagine, compresa la possibilità che siano stati uccisi dal fuoco israeliano durante il conflitto.
Dopo gli attacchi del 7 ottobre, che hanno provocato la morte di circa 1.200 israeliani e il rapimento di 250 persone, gli sforzi per risolvere la crisi degli ostaggi dilaniano la società civile e continuano a livello diplomatico, con 105 dei 251 ostaggi ancora ritenuti in Gaza, e i corpi di 34 confermati morti dall’IDF.
La situazione rimane tesa, con operazioni militari quotidiane e sforzi diplomatici internazionali mirati a garantire il rilascio degli ostaggi rimanenti e a porre fine alla violenza.