di Davide Foa
“Nel periodo sovietico gli ebrei lasciarono il paese, ma ora possono tornare indietro”, così si è espresso Vladimir Putin in occasione di un incontro con dei membri dell’ European Jewish Congress, tra cui il presidente Moshe Kantor.
“La situazione degli ebrei in Europa è la peggiore dai tempi della fine della seconda guerra mondiale”, ha affermato Kantor, secondo cui “gli ebrei stanno ora vivendo nella paura e c’è una reale possibilità che si verifichi un esodo di ebrei da alcune parti dell’Europa”.
Gli ebrei dell’Europa occidentale si trovano oggi in evidente difficoltà, al punto che, secondo quanto riportato da Ynet e sostenuto da Kantor, ad oggi ci si sono più ebrei che scappano dalla Francia piuttosto che dalla guerra in Ucraina.
Dopo aver ascoltato le parole di Kantor, il presidente russo si è quindi dichiarato pronto e disponibile ad accogliere tutti quegli ebrei europei che oggi scelgono di lasciare il loro paese, alla ricerca di un posto migliore.
Il rapporto Russia-mondo ebraico ha subito vari cambiamenti nel corso della storia. Di fatti, anche per quanto riguarda Israele, la Russia appare oggi uno dei paesi più “vicini”.
I due paesi condividono una comune paura del terrorismo; non a caso nell’estate del 2014 Putin fu uno dei pochi leader mondiali a schierarsi in favore dell’Operazione Margine di protezione, ovvero quell’azione militare israeliana contro i guerriglieri palestinesi della Striscia di Gaza.
I rapporti tra Russia e Israele erano iniziati bene. Non era infatti mancato il supporto dell’Unione Sovietica al momento della creazione dello Stato nel 1948; col passare degli anni, e delle guerre, le cose cambiarono.
Negli anni ’60 i russi si legarono sempre più al mondo arabo , al punto di minacciare un attacco contro Israele sia nel 1967 sia nel 1973.
Con l’arrivo di Putin i rapporti tornarono “amichevoli”. Egli fu infatti, nel 2005, il primo presidente russo a visitare Israele.
Oggi, con l’intervento russo in Medio Oriente, specialmente nella guerra siriana, appare più difficile definire con certezza quanto durerà la vicinanza di Putin a Netanyahu.
Israele infatti non ha alcuna intenzione di entrare nella guerra siriana, a patto che non si superi la “linea rossa”: nessuna arma avanzata deve arrivare ad Hezbollah per il tramite di Iran o Siria. Per questo, un deterioramento dei rapporti con la Russia, sarebbe oggi più che mai drammatico. Netanyahu lo sa bene.
Una volta diventata chiara la volontà della Russia di agire seriamente in Siria, il premier israeliano non ha perso tempo; è salito sul suo aereo, direzione Mosca.
Terminato l’incontro con Putin, Netanyahu ha affermato di nutrire grande fiducia nei confronti del suo collega russo.
Eppure, secondo alcune recenti indiscrezioni, la Russia starebbe inviando armi direttamente ad Hezbollah, ritenendola una forza militare più efficiente dell’esercito siriano. Chissà poi se Hezbollah utilizza o utilizzerà quelle armi contro Israele. Per ora Netanyahu preferisce credere di no.