di Anna Lesnevskaya
Nella notte tra l’8 e il 9 febbraio la Knesset ha approvato in prima lettura, con 50 voti a favore e 43 pareri contrari, un controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza delle Ong’. Secondo il provvedimento, le organizzazioni non governative i cui finanziamenti provengono per più del 50% da fonti este
re saranno tenute a fornire informazioni dettagliate sulle donazioni a proprio favore in tutti i documenti promozionali, durante gli incontri pubblici e online.
La norma è stata al centro di diverse critiche sia in Israele, sia in Europa e negli Usa, perché, secondo i suoi oppositori, prende di mira soprattutto le Ong di sinistra che si schierano per la difesa dei diritti umani dei palestinesi e per la maggior parte vengono finanziate dai Paesi UE. Allo stesso tempo, le Ong di destra sono supportate economicamente dalle donazioni private dei sostenitori di Israele.
I difensori del provvedimento sostengono invece che punta soltanto a migliorare la trasparenza e non limita in alcun modo le attività delle Ong che verranno costrette a dichiarare le proprie fonti di finanziamento. Il progetto di legge è stato promosso dal ministro della Giustizia Ayelet Shaked, del partito di destra Israel Beiteinu. Secondo il ministro, una maggiore trasparenza è necessaria per aiutare la lotta del governo israeliano contro l’ingerenza straniera e i tentativi di delegittimare lo Stato di Israele.
Il primo ministro di Israele, Beniamin Netanyahu, sostiene la norma. “Non capisco in che modo una richiesta di trasparenza possa essere antidemocratica, quando è l’opposto – ha dichiarato il mese scorso. – In un Paese democratico dobbiamo sapere chi finanzia le Ong di questo genere, che siano di destra, di sinistra, di su o di giù”. Su richiesta di Netanyahu, dal provvedimento è stato comunque cancellato l’obbligo per i membri delle Ong di portare un distintivo dichiarante la provenienza estera dei finanziamenti.
Un gruppo di 50 parlamentari europei, composto da quasi tutte le 28 nazioni dell’Ue, comprese la Germania, la Francia e la Gran Bretagna, ha lanciato un appello ai colleghi israeliani chiedendo loro di abrogare il cosiddetto ‘progetto di legge sulle Ong’ in quanto esso è, a loro avviso, “discriminatorio nella sua natura” e può danneggiare gli sforzi tesi al raggiungimento di un accordo di pace israelo-palestinese.
Nelle lettere aperte dirette ai membri dello Knesset, citate dal Times of Israel, gli europarlamentari scrivono che il provvedimento in questione “è formulato in un modo che delegittima e demonizza le Ong che promuovono e difendono i diritti umani, ma anche gli Stati europei e istituzioni che le finanziano”. E ancora: “Un provvedimento che limita, restringe e ostacola l’azione della società civile non fa che indebolire Israele e minare il potenziale per una soluzione politica del conflitto con i palestinesi”.
Simili critiche sono state espresse in una lettera inviata da quattro membri tedeschi del Comitato per gli Affari esteri del Parlamento Europeo a Benjamin Netanyahu e citata da Haaretz. “Temiamo che questa nuova legge, se fosse approvata dal Knesset, possa limitare seriamente l’operato delle Ong israeliane e le attività della società civile in Israele in generale”, scrivono.
Un comunicato critico è stato rilasciato anche da Sari Bashi, direttrice di Human Rights Watch per Israele e Palestina. Secondo le sue parole, Israele cerca di trattare gli attivisti per i diritti umani che aiutano “le comunità marginalizzate” “come se fossero degli agenti stranieri”. Recentemente il provvedimento ha ricevuto critiche anche dal governo Usa e dall’ambasciatore EU in Israele.
Secondo l’organizzazione israeliana Ong Monitor, l’Ue ha finanziato soltanto tre progetti negli Usa dal 2012 al 2014 per l’ammontare di 1,3 milioni di euro. Nello stesso periodo, l’Unione Europea ha elargito fondi alle Ong israeliane per un totale di 11 milioni di euro. Oltre ai finanziamenti dell’Ue, anche molti singoli Stati europei finanziano abbondantemente le organizzazioni non governative in Israele.