di Davide Foa
Era il 31 maggio 2010, quando la nave turca Mavi Marmara, facente parte della Freedom Flotilla, tentò di violare il blocco israeliano su Gaza. Le Forze di Difesa Israeliane riuscirono a salire a bordo della nave turca per deviarne la rotta; lì, trovarono ad attenderli agguerriti attivisti filo-palestinesi: ne nacque uno scontro in cui morirono nove attivisti e altri cinquanta rimasero feriti.
In quell’occasione, l’intervento israeliano suscitò grande sdegno da parte del primo ministro turco Erdogan, che definì “terrorismo di stato” l’azione di Israele.
Da quel momento le relazioni tra i due paesi si raffreddarono, dopo anni di collaborazione in campo commerciale e militare.
Oggi, dopo 5 anni di basse temperature, il clima tra Israele e Turchia potrebbe tornare quello di un tempo. Un primo tentativo di riavvicinamento c’era già stato nel 2013, quando, spinto da Obama, Netanyahu aveva chiesto scusa ad Erdogan per l’incidente di tre anni prima. Dopo qualche mese di stallo, Israele propose un risarcimento di 20 milioni di dollari per le famiglie dei turchi coinvolti nell’attacco alla Mavi Marmara. I risarcimenti sarebbero stati affidati a una fondazione umanitaria che si sarebbe poi occupata di redistribuirli alle varie famiglie.
Dall’altra parte il parlamento turco avrebbe rinunciato a procedimenti penali contro i soldati israeliani che avevano partecipato all’azione. Così, nel febbraio 2014, era ormai pronta una bozza dell’accordo tra Israele e Turchia. Lo stesso Erdogan, anch’egli pressato da Obama, accettò l’accordo; eppure Netanyahu, al contrario del suo collega, rimandò la sua firma.
Di fronte a una nuova fase di stallo, la settimana scorsa Dore Gold, direttore generale del ministero degli esteri israeliano, ha incontrato segretamente a Roma il suo collega turco Feridun Sinirlioglu.
La mossa segreta di Gold non è certo piaciuta a chi, in Israele, da anni lavora per ristabilire i contatti con la Turchia, ovvero Joseph Chiechanover, inviato speciale in Turchia, e Yossi Cohen, consigliere per la sicurezza nazionale.
“I dialoghi tra le due nazioni sono una cosa normale e servono per raggiungere una normalizzazione dei rapporti”, ha dichiarato mercoledì scorso il ministro degli esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu, confermando quindi l’avvenuto incontro Gold- Sinirlioglu.
Come riporta Haaretz, il ministro turco ha specificato poi che il suo governo sta ancora aspettando una risposta israeliana, rimandata per troppo tempo.