di Nathan Greppi
Tre allenatori membri dell’associazione sportiva israeliana Mifalot, con l’aiuto del Ministero della Cooperazione Regionale, si sono recati in Giordania per dare lezioni di sport a 20 profughi siriani rifugiatisi nella città di al-Ramtha.
Secondo Ynet, il corso si è tenuto quasi in segreto in un hotel a Irbid, nel nord-ovest del paese, e includeva sia molte lezioni sportive, e in particolare sul calcio, sia workshop per dare un’istruzione di base soprattutto ai bambini. Infatti, coloro che hanno partecipato al seminario sono tutti profughi fuggiti dalla Siria, e alcuni di loro sono analfabeti; in quanto tali fanno molta fatica a trovare lavoro in Giordania.
Uno dei partecipanti, Nancy Falah, ha dichiarato a Ynet: “Tutta la mia famiglia si è divisa, alcuni sono ancora in Siria, altri in Canada, altri in Germania e molti non sono più tra noi. Viviamo in una realtà molto difficile, ma questi ultimi giorni mi hanno dato speranza. E spero che, con i mezzi che ci hanno dato, saremo in grado di prendere una nuova strada e influenzare il resto dei rifugiati.”
Un altro partecipante, Ahmad al-Hamusi, ha parlato delle difficili condizioni in cui vivono: “La mia città natale, Daraa, è a soli tre chilometri da al-Ramtha, e mio padre ci vive tuttora con le mie due sorelle. Ma a causa della situazione in Siria, quei tre chilometri sembrano migliaia che non posso superare. Ho lasciato la Siria senza niente, non ho nemmeno una carta d’identità.” Ha poi continuato spiegando che, dopo aver ricevuto un visto di soggiorno temporaneo in Giordania, ha iniziato a guadagnarsi da vivere riparando i tetti, seppur ricevendo uno stipendio bassissimo, ma anche che spera di poter trovare nuove opportunità grazie al seminario.
Colui che ha organizzato tutto è stato Fayad Shalabi, dell’associazione Mifalot, il quale ha già organizzato in passato eventi analoghi sia in Giordania che nei Territori Palestinesi. Tuttavia, egli stesso ammette che quest’ultimo seminario si è rivelato insolito anche per lui: “All’inizio siamo venuti preoccupati e nascondendo la nostra vera identità, ma mentre il seminario procedeva si è creato un legame personale tra noi e i rifugiati. Verso la fine gli abbiamo rivelato chi eravamo veramente. Con nostra grande gioia, non è cambiato niente.” Ha inoltre aggiunto che, durante l’ultimo giorno, a tutti i partecipanti è stato chiesto se sarebbero disposti a prendere parte ad altri corsi di Mifalot, e tutti hanno detto di sì.
Il Dott. Meir Orenstein, presidente di Mifalot, ha dichiarato che “vedere i volti e sentire le voci dei rifugiati alla fine del seminario ci ripaga di tutti gli sforzi e le difficoltà che abbiamo sperimentato lungo la strada. Siamo felici per l’opportunità che abbiamo dato per provare a influenzare la futura generazione dei nostri vicini tanto quanto la nostra, e continueremo a promuovere corsi analoghi nel prossimo futuro.”