di Redazione
Proprio mentre Hamas tiene in ostaggio 136 israeliani in condizioni indicibili, una sorella di Ismail Haniyeh, il leader del gruppo terroristico, ha dato alla luce un bambino prematuro negli ultimi giorni, ricevendo cure salvavita presso il Centro medico Soroka di Beersheva, a 25 chilometri da Gaza. Anche la figlia tredicenne, la moglie e la nipotina di un anno (Amal Haniyeh) del leader di Hamas sono state ricoverate in ospedali israeliani.
«È una storia che il mondo intero ha bisogno di ascoltare. È tutta la differenza tra l’incomprensibile crudeltà di Hamas e l’umanità di Israele», ha affermato il giornalista di Channel 13, Almog Boker, che ha dato la notizia lunedì 5 febbraio.
Non è affatto una situazione facile per l’équipe medica, consapevole di assistere un membro della famiglia di Haniyeh, uno dei responsabili del massacro in Israele del 7 ottobre, ha riferito Boker. Tuttavia, i medici comprendono anche che è loro dovere prendersi cura del bambino e trattare il caso in modo professionale.
Diverse sorelle di Haniyeh hanno acquisito cittadinanza israeliana per matrimonio e vivono nella città beduina di Tel Sheva. Non è la prima volta che il parentado di Haniyeh, da anni al riparo in Qatar, viene curato in ospedali israeliani usufruendo dei servizi sanitati israeliani all’avanguardia e di eccellenza. Per anni, anche nei momenti di maggiore tensione, Israele ha accolto pazienti di Gaza per cure mediche. I permessi vengono concessi sulla base di considerazioni di sicurezza e salute e vengono solitamente concessi a casi in condizioni drammatiche e pericolose per la vita.
Questa politica ha fatto sì che anche i familiari dei leader di Hamas abbiano ricevuto cure mediche nello Stato ebraico. Lo stesso Haniyeh aveva visto in precedenza sua suocera, sua figlia e sua nipote tutte curate negli ospedali israeliani.
Come si legge sul Times of Israel, nel 2021 la nipote diciasettenne del capo di Hamas era stata in cura per oltre un mese presso l’Ichilov Medical Center di Tel Aviv dopo aver subito un trapianto di midollo osseo mentre infuriavano i combattimenti a Gaza.
Ma non finisce qui. In un altro articolo si legge che nel 2014 Israele aveva consentito alla suocera del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, di entrare nel Paese per cure mediche. Alla donna di 68 anni era stato permesso di entrare dalla Striscia di Gaza per ricevere cure contro il cancro in un ospedale israeliano. Un parente a Gaza aveva confermato che la donna era in cura presso l’Augusta Victoria Hospital a Gerusalemme est, vicino al Monte degli Ulivi.
Sempre nel 2014, la figlia di Haniyeh era stata ricoverata all’ospedale Ichilov di Tel Aviv per «»un certo numero di giorni» secondo un portavoce dell’ospedale che non aveva rivelato il suo stato di salute. In seguito Reuters aveva riferito che il trattamento era seguito a complicazioni durante una procedura medica standard a cui era stata sottoposta a Gaza. Mesi prima, anche una nipote di un anno di Haniyeh era stata curata in Israele per un’infezione al tratto digestivo. Più tardi morì a Gaza.
Il Jerusalem Post riferisce che, secondo varie fonti, Ismail Haniyeh, 62 anni, attualmente vive a Doha. È sposato e padre di 13 figli. Ha due fratelli e otto sorelle, tre delle quali sono sposate con beduini israeliani, hanno cittadinanza israeliana e vivono a Tel Sheva. Haniyeh è considerato uno dei palestinesi più ricchi e la sua fortuna è stimata in miliardi. È a capo dell’ufficio politico di Hamas dal maggio 2017. Nei giorni scorsi è stato riferito che sono emerse divergenze di opinione tra Haniyeh e il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya Sinwar.
Dall’infanzia nella Striscia di Gaza alla scalata di Hamas, un ritratto ricostruisce la storia del personaggio che da anni rappresenta ormai il volto pubblico del gruppo all’estero
Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, leader del partito israeliano di estrema destra Otzma Yehudit, ha detto che «i parenti di Ismail Haniyeh non solo non dovrebbero ricevere cure mediche in un ospedale in Israele, ma dovrebbero anche essere deportati da Israele», ha detto a Maariv.
Palestinesi che accedono alle cure
Le autorità israeliane permettono in più casi ai palestinesi feriti e malati di lasciare la Striscia di Gaza e cercare cure negli ospedali israeliani.
Nonostante le continue minacce terroristiche, e anche durante disordini e guerre, sono decine di migliaia i palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza che ogni anno entrano in Israele per ricevere cure mediche non disponibili nei loro poveri territori d’origine. Gli ospedali israeliani forniscono ai palestinesi ampi servizi medici. In generale, in casi umanitari vengono rilasciati permessi di ingresso speciali per i malati, i loro accompagnatori e per le équipe mediche palestinesi. Anche i bambini palestinesi con difetti congeniti e malattie croniche sono stati curati negli ospedali israeliani.
In un articolo il Times of Israel spiegava che l’Autorità Palestinese paga questi trattamenti, ma non sempre copre il costo del trasporto da e per gli ospedali, che può essere proibitivo per molte famiglie. Road to Recovery, un gruppo israeliano fondato nel 2010, porta i palestinesi, per lo più bambini, dai valichi di frontiera della Cisgiordania e di Gaza agli ospedali in Israele e ritorno. Dati riferiti al mese di luglio del 2023, rivelano che sono circa 1.000 i membri attivi che aiutano circa 2.700 pazienti ogni anno.
Nel 2022 – secondo il COGAT (Coordinator of Government Activities in the Territories, l’organismo del ministero della Difesa israeliano che sovrintende agli affari civili in Cisgiordania) – Israele ha rilasciato permessi di ingresso per oltre 110.000 visite mediche per i residenti in Cisgiordania.
(Foto: Wikimedia Commons. Fonte: http://council.gov.ru/events/multimedia/photo/202324/)