di David Zebuloni
Un nuovo (discusso) primato ha segnato questa settimana la storia di Israele, quando lo Stato Ebraico ha deciso di essere il primo al mondo a vaccinare i cittadini over 60 con una terza dose di Pfizer, contro la variante delta e i suoi preoccupanti sviluppi. La scelta è stata presa dal neo Premier in carica Naftali Bennett, che ha dichiarato: “La lotta contro il Covid, è una lotta mondiale e solo insieme possiamo vincerla. Israele è pronta a condividere presto le proprie conoscenze con il resto del mondo”. Sotto i suoi occhi vigili, i primi volontari a vaccinarsi sono stati il neo Presidente eletto Isaac Herzog e la moglie Michal.
La decisione del governo Bennett è stata contestata principalmente poiché priva di precedenti. L’organizzazione mondiale FDA, infatti, non ha ancora consentito la somministrazione della terza dose del vaccino e, pertanto, il Ministero della Salute israeliano si è basato unicamente sui propri data per constatare che essa non sia pericolosa. A favore della decisione, tuttavia, vi sono anche grandi esperti in materia. Primo fra tutti, il Professore Arie Eldad, che si è ripetutamente dichiarato a favore del terzo vaccino sostenendo che: “Se due dosi di Pfizer non hanno recato alcun danno, non vi è motivo fondato o spiegazione scientifica per la quale una terza dose possa ritenersi pericolosa”.
A tal proposito, e come riportato dall’Huffington Post Italia, il Professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, Andrea Crisanti, ha commentato ad Agorà Estate su Rai tre che è giusto che il dibattito sulla terza dose di vaccino sia iniziato ed è giusto che il Governo si approvvigioni preventivamente. A parer suo: “Israele ha iniziato a somministrarla e tra un mese o un mese e mezzo avremo abbastanza dati per capirne l’impatto. Siamo su territorio sconosciuto, via via che i dati si accumulano, determinate cose diventano legittime e praticabili. Non possiamo inventarci se fare la terza o quarta dose. I dati sono la cosa più importante per tracciare la strada, altrimenti si improvvisa e in sanità pubblica non si può improvvisare”.
Rispetto all’efficacia dei vaccini, ha poi spiegato: “Nessun vaccino copre bene la variante delta al 100%. Quelli sicuramente più efficaci in termine di copertura sono quelli a mRna, ma anche nel migliore dei casi, come mostrano il dato di Israele, con la variante delta abbiamo una protezione del 70%”.
Il dibattito, dunque, rimane aperto. Israele corre nuovamente un rischio importante a favore del bene collettivo e della scienza. Presto ne conosceremo le conseguenze.