di David Fiorentini
La ventiseiesima edizione dell’iconico Pride di Tel Aviv è stata cancellata per solidarietà agli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas a Gaza, ha riportato Jewish News.
“Questo non è il momento per festeggiare”, annuncia il sindaco Ron Huldai. “132 dei nostri figli e figlie sono ancora ostaggio a Gaza, i lutti stanno aumentando ogni giorno e ci troviamo in uno dei periodi più difficili dello Stato di Israele.”
Tel Aviv è ben nota come centro dell’attivismo LGBTQ+ in Israele e nella regione, primeggiando in diverse classifiche per le città più “gay-friendly” del mondo.
Per questo motivo, al posto della festiva atmosfera tipica della parata, “in coordinamento con le organizzazioni della comunità gay, la città ospiterà un raduno per l’orgoglio, la speranza e la libertà”.
“Condividiamo il dolore di tutto il paese e non smetteremo mai di lottare per l’uguaglianza e la libertà”, ha concluso il primo cittadino.
D’altro canto la Jerusalem Open House, il comitato organizzatore del Pride di Gerusalemme, ha invece confermato lo svolgimento del proprio evento come da programma.
In netto contrasto con la gioiosità della manifestazione di Tel Aviv, la parata della capitale ha un significato più politicamente impegnato, rappresentando una sprezzante opposizione ai partiti religiosi più estremisti e intolleranti nei confronti della comunità LGBTQ+.
Un ambiente molto teso, che nel 2015 degenerò in un tragico episodio di violenza, quando un uomo ultra-ortodosso accoltellò sei persone, uccidendo una ragazza di 16 anni.
(Foto: Shlomi Yosef. Fonte: pagina Facebook di tel Aviv Pride Parade)