di David Fiorentini
Le famiglie delle 364 vittime israeliane assassinate e dei 40 rapiti durante il Nova Festival si sono riunite assieme al Keren Kayemeth LeIsrael (KKL), il fondo nazionale ebraico, per una commovente cerimonia di piantagione di alberi nella Foresta di Re’im.
In occasione della festività ebraica di Tu BiShvat, dedicata alla riconnessione con la natura attraverso i valori dell’ecosostenibilità e della salvaguardia dell’ambiente, circa mille parenti e amici hanno piantato circa 200 piccoli alberi nella terra bruciata del parcheggio di Re’im, dove migliaia di giovani stavano festeggiando nelle prime ore del 7 ottobre quando terroristi di Hamas hanno fatto irruzione.
Quest’anno, di fronte alla tragica condizione di vulnerabilità dello Stato di Israele, la tradizionale pratica di piantumazione degli alberi assume un significato ancora più profondo, simboleggiando la resilienza del popolo ebraico, capace ancora una volta di rialzarsi e rilanciarsi.
Durante la commemorazione, la Presidente del KKL, Ifat Ovadia-Luski, ha dichiarato come “il 7 ottobre, Israele ha vissuto uno dei suoi giorni più bui. L’area ricreativa di Re’im, un luogo vivace dove ogni anno arrivavano centinaia di migliaia di viaggiatori, è diventata il luogo di una terribile strage. Il dolore delle famiglie delle vittime è il dolore di tutto il popolo di Israele, siamo al fianco di ciascuna delle famiglie. La storia del popolo di Israele non è solo la storia delle tragedie, ma anche la storia delle rinascite. In questo evento di Tu BiShvat, portiamo un messaggio di ricostruzione e crescita, risorgeremo dalle ceneri e faremo crescere nuova vita a Re’im e in tutta Israele. In ogni generazione, hanno cercato di distruggerci, e anche questa volta ci riprenderemo e faremo crescere nuova vita. Tutti i membri del personale di KKL sono stati reclutati per questa missione nazionale, e il KKL sarà in prima linea nella ricostruzione della vita qui. Insieme vinceremo.”
Tra le centinaia di partecipanti accorse da tutto il paese, ha colpito particolarmente la testimonianza di due genitori, Meirav e Doron Madar, venuti a piantare un albero in memoria del loro figlio, il 26enne Shahak Yosef Madar.
“Shahak aveva cinque fratelli, era uno studente di gestione alberghiera e turismo presso l’Università Ben Gurion, dove eccelleva negli studi, ed era un combattente nella Brigata Nahal. Siamo venuti qui oggi per piantare un albero in sua memoria, un albero che crescerà e si svilupperà come ha fatto Shahak, pieno di amore, luce e felicità. Speriamo di vedere l’albero, forte e vigoroso, affondare profondamente le proprie radici nel terreno.”
Storicamente l’albero è sempre stato nell’immaginario ebraico un emblema di vita, rinascita e resistenza, che nonostante le intemperie riesce a offrire i propri frutti, anche a distanza di generazioni, rappresentando il dovere di garantire un futuro migliore per il prossimo.
(Foto credit: Yossi Ifergan KKL JNF Archive)