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Per il secondo giorno consecutivo le scuole dell’area di Ashqelon rimarranno chiuse. Nonostante le rassicurazioni dell’IDF, il sindaco di Ashkelon ha deciso la chiusura straordinaria della scuole anche per oggi. Lo stesso hanno fatto altri comuni del sud di Israele, limitrofi alla Striscia di Gaza. Il sindaco di Asqelon ha preso la decisione dopo le dichiarazioni rilasciate da alcuni esponenti del Jijad islamico di Gaza, secondo i quali nuovi attacchi verranno sferrati contro Israele e andranno a colpire il paese più in profondità di quanto sia stato fatto sinora. Ieri mattina infatti un portavoce della Jihad islamica a Gaza ha dichiarato che i miliziani hanno “la capacità e l’intenzione di estendere gli attacchi in modo da colpire nuovi insediamenti e città all’interno di Israele”.
Il sindaco di Ashquelon, Benny Vaaknin ha detto inoltre che il provvedimento è reso necessario dal fatto che la maggior parte degli edifici scolastici non sono fortificati. “Considerata la situazione, non vedo alcuna ragione per riaprire le scuole”, ha detto.
Da sabato i miliziani palestinesi hanno sparato verso Israele diverse decine di razzi e numerosi colpi di mortaio. Nella striscia di Gaza, l’ aviazione israeliana ha condotto diversi raid, per lo più sui campi di addestramento militare delle varie fazioni armate. Nel frattempo la diplomazia egiziana cerca di mettere a punto un cessate il fuoco fra israeliani e palestinesi. Il bilancio delle vittime per ora è di 10 morti, di cui nove miliziani palestinesi ed un civile israeliano. L’escalation terroristica ripresa lo scorso sabato, è stata condannata ieri, fra gli altri anche dall’alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari Esteri, Catherine Ashton, che ha criticato fortemente gli attacchi ai civili, “da qualsiasi parte essi siano”.
La crisi riaperta nel fine settimana dal Jijad islamico contro Israele, avviene in un momento di tensione che sembra coinvolgere larga parte del Medio Oriente e del Nordafrica. Gli attacchi terroristici in Afghanistan e in Turchia, la rivolta tunisina, gli attacchi palestinesi verso il sud di Israele, per non parlare della repressione siriana, sempre più violenta e sempre più determinante per gli equilibri mediorientali, a quanto pare. Il presidente siriano Bashar al Assad, in un’intervista al Sunday Telegraph due giorni fa, ha dichiarato infatti che qualsiasi intervento internazionale in Siria, significherebbbe trasformare la regione in un nuovo Afghanistan. Sarebbe un terremoto per l’intero Medio Oriente, ha detto Assad. La dichiarazione è giunta dopo che l’inviato cinese per il Medio oriente aveva osservato che la repressione in Siria non può continunare e che il regime di Assad deve rispondere alle aspirazioni e alle legittime richieste della popolazione.