L’esercito israeliano registra il record mondiale nel salvataggio dei feriti

Israele

di Luciano Bassani
L’esercito israeliano (IDF) ha sbalordito la NATO realizzando un record mondiale nel salvataggio dei feriti. Nonostante le pesanti perdite, l’IDF registra il successo nella rapida evacuazione e nel trattamento dei feriti nella Striscia.

Mentre i cannoni tuonano, in questi giorni è in atto una rivoluzione nel modo in cui l’IDF tratta i feriti durante i combattimenti, che è considerata innovativa e con dati senza precedenti in Occidente. L’evacuazione rapida dei feriti senza sosta per le cure sul campo, medici e paramedici esperti che forniscono il trattamento iniziale in pochi minuti e anche l’uso di dosi di sangue “complete” – per la prima volta in territorio nemico -, è stata la chiave del successo. In una conferenza parallela della NATO si è parlato di rivoluzione nella medicina sul campo.

Questa rivoluzione inizia con la decisione di abolire, per la prima volta da parte dello Stato, i cosiddetti “tagadim“: le stazioni di raccolta del reggimento, una sorta di ospedali da campo vicini al luogo di battaglia, nei quali era consuetudine evacuare i feriti sul campo prima dell’evacuazione completa in un ospedale in Israele. Questa mossa si accompagna alla decisione di collocare più di 670 medici e paramedici vicino alle zone di combattimento, consentendo un miglioramento dei tempi e della qualità di cure per i feriti. Questa decisione ha fatto sì che il tempo medio di arrivo di un paramedico senior presso un combattente ferito sul campo vari da zero a quattro minuti. Il nuovo concetto è che la persona ferita dovrebbe essere portata il più rapidamente possibile in un ospedale in Israele, con cure minime sul campo.

L’evacuazione viene effettuata con mezzi militari convertiti in ambulanze da campo con a bordo chirurghi e medici di terapia intensiva, con il supporto degli agili APC Eitan Salvatel (l’Eitan è un veicolo a 8 ruote molto leggero) e con gli elicotteri. Questo permette centinaia di soccorsi rapidi dalla Striscia di Gaza. Il tempo medio di evacuazione di un ferito dalla striscia ha raggiunto un’ora e sei minuti dal momento dell’infortunio all’arrivo in ospedale. Nella seconda guerra del Libano, ad esempio, il tempo di evacuazione era di tre ore, mentre a Tzuk Eitan (campagna militare israeliana del 2014 a Gaza) era di circa due ore e dieci minuti.

I dati mostrano che finora sono state effettuate circa 950 evacuazioni con elicotteri dalla Striscia di Gaza, circa 4.200 soldati feriti sono stati curati sul campo, 2.400 evacuazioni sono state effettuate con veicoli e circa 80 combattenti feriti hanno ricevuto cure mediche di salvataggio con dosi di plasma. A circa 550 combattenti feriti sono state eseguite occlusioni delle arterie per fermare l’emorragia. Nella guerra dello Yom Kippur, a scopo di confronto, il 30% dei soldati feriti dell’IDF morì a causa delle ferite riportate, a Tzuk Eitan (Gaza 2014) la cifra diminuì a 9,9%. Nei combattimenti attuali a Gaza la quota è scesa al 7,1% e nell’ultimo mese anche al 6,3%. Circa un quarto dei feriti sono gravi. Le ragioni principali del successo sono legate alle cure immediate che ogni ferito riceve anche da compagni a lui vicino. Inoltre, vicino alle forze combattenti, ci sono paramedici esperti, che per la prima volta al mondo utilizzano trasfusioni di sangue sul campo.

Le dosi di sangue sono diventate salvavita in un modo drammatico. Dai dati forniti daIl’IDF emerge anche che solo una decina dei feriti finora sono morti in ospedale, un numero considerato basso rispetto al passato. Nella fase più acuta dei combattimenti, venivano evacuati in media 60 feriti al giorno mentre nelle ultime settimane, dopo che i combattimenti si sono calmati, i feriti a settimana sono stati in media 20. Una gran parte dei feriti tornano poi a combattere. Secondo i dati del Corpo sanitario, la maggior parte delle ferite dei soldati erano agli arti, alla parte inferiore della testa e ai lati del corpo, cioè nelle zone non protette. Anche la tragica realtà di una guerra non voluta porta un know how che diviene patrimonio per la cura del malato in tempo di pace.

 

(Foto: un’esercitazione medica dell’esercito israeliano nel 2010)